La ridotta fornitura di vaccini da parte di Pfizer ha rallentato le procedure di vaccinazione degli operatori sanitari e ha ritardato l’inizio della campagna vaccinale per gli over 80 in Italia.
Le acque si sono ancor più agitate quando Astra-Zeneca ha dichiarato che ritarderà anch’essa la distribuzione del suo vaccino, peraltro non ancora in commercio, anzi non ancora approvato dall’Agenzia Europea per il Farmaco. Le scorte attuali in Italia sono sufficienti per eseguire i richiami dei due vaccini attualmente utilizzati: Pfizer, la seconda dose si fa dopo 21 giorni, e Moderna, si fa dopo 28; le Linee Guida affermano che non si deve ritardare la data di richiamo definita esattamente dallo studio.
È naturale pertanto che taluni abbiano posta l’attenzione sugli altri vaccini, il ReiThera, italiano, ma ancora molto indietro nella sperimentazione, e lo Sputnik V, utilizzato in Russia, ma molto criticato perché la documentazione concernente le varie fasi della sperimentazione non sembra convincere gli esperti. A questo proposito l’Europa, che finora aveva boicottato lo Sputnik V, adesso sembra più possibilista per un suo uso, a patto che l’E.M.A. conceda il via libera.
Lo Sputnik V darebbe una risposta nel 91% dei vaccinati, contro il 94% degli altri vaccini; questa però durerebbe più a lungo nel tempo. È probabile quindi che, una volta approvato, anche Italia, Germania ed altri paesi lo comprino come hanno fatto Ungheria e Serbia; anzi la Germania si sarebbe fatta avanti per produrlo, aderendo quindi all’iniziativa, fortemente voluta da alcune illuminate nazioni, di non lasciare nelle mani di poche grandi aziende la produzione mondiale di questo medicinale.
Confrontando le strategie con cui sono state condotte le campagne vaccinali nei vari paesi emerge che, mentre in Italia sono stati vaccinati per la gran parte i sanitari, i quali svolgono certamente attività a rischio (vi sono state infatti 131000 notifiche INAIL per COVID), ma per contro hanno anche un’età media non elevata, in altri paesi europei si è invece iniziato a vaccinare gli over 80 e i residenti nelle RSA; una differenza di metodo: il nostro paese tende a proteggere i sanitari affinché non si debbano chiudere i servizi essenziali e si possa poi garantire la continuità delle prestazioni sanitarie agli anziani malati; gli altri paesi, invece, tendono a proteggere direttamente i vecchi; i dati dicono che in Italia il 91% dei vaccinati totali è under 80; di questi sembrerebbe comunque che il 30% non avesse alcun ruolo in sanità; in Israele, invece, l’80% degli over 70 ha già ricevuto la prima dose e il 55% la seconda dose di vaccino.
La penuria di vaccini consiglierebbe inoltre di posizionare i già guariti da Covid19 in fondo alla lista, anche se non è certo quanto possa durare la risposta immunitaria in questi soggetti. I vaccini sembrano funzionare, almeno per ora, verso le nuove varianti. Moderna sta comunque lavorando a una nuova versione del proprio vaccino, aggiornata per generare una risposta migliore verso queste mutazioni. In questa fase le priorità sono sempre le stesse: contenere la diffusione con distanziamento, mascherina e lavaggio delle mani; vaccinare più in fretta possibile, con le scarse dosi di vaccini di cui disponiamo, per evitare mutazioni del virus (“l’immunità di una comunità” si ottiene vaccinando almeno il 70% della popolazione con un vaccino efficace come Pfizer e Moderna; con Sputnik V, invece, ne dovremmo forse vaccinare quasi il 100%); scoprire le nuove varianti e testarle sui vaccini.