Il monastero, edificato nel cuore del quartiere della pieve (oggi cattedrale), e dedicato alla santa compagna assisiate di Francesco, è stato vergognosamente depredato degli arredi sacri nel corso degli ultimi decenni. Fu fondato pochi mesi prima della scoperta dell’America.
Alessandro VI – lo scandaloso papa che mise al rogo Girolamo Savonarola, il nostro Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi – nel febbraio 1492 aveva posto sotto il controllo del convento francescano di San Lodovico di Colleviti il nuovo monastero femminile, nato da un lascito testamentario della nobildonna pesciatina Caterina Perondi di Bartolomeo, avvenuto quattro anni prima. La chiesa fu consacrata parecchi anni dopo, nel novembre del 1514.
Nella Sezione dell’Archivio di Stato di Pescia si conserva il fondo documentario del monastero dal 1489 alla soppressione granducale del 1785.
Molte sono le informazioni di carattere economico di questo ente monastico, come pure quelle inerenti alla vita delle monache – per lo più giovani fanciulle pesciatine – costrette a prendere il velo. E questa è tutta un’altra storia da scrivere.
Nei decenni finali del secolo XVI le intraprendenti monache ottennero il permesso dalle autorità locali per ampliare il monastero. Vi erano anche gravi problemi di infiltrazioni del confinante rio del Giocatoio, che sarà poi coperto nel 1615.
Colpito dalla soppressione granducale, il monastero chiuse e le numerose monache presenti lasciarono dolorosamente la loro casa religiosa.
Nel corso della metà del secolo scorso, l’ex monastero ospitò il seminario diocesano, che fu però chiuso dopo meno di due decenni.
Rimane oggi, davanti agli occhi di tutti, questo immenso luogo pio, vuoto e desolato, a ricordo di un passato sicuramente discutibile e triste, a volte, che ha coinvolto la vita di centinaia di tante nostre compaesane, che oggi riposano beate a fianco della loro fondatrice santa Chiara.