Home ALESSANDRO BIRINDELLI Vaccinarsi per il Covid19…e anche alla svelta | Alessandro Birindelli

Vaccinarsi per il Covid19…e anche alla svelta | Alessandro Birindelli

Nel nostro Paese c’è sempre stato un dibattito sull’opportunità di vaccinarsi e in questi ultimi anni si sono acuiti i contrasti tra chi “segue la scienza senza alcun tentennamento” e chi, invece, è dichiaratamente “contrario alla vaccinazione”, vuoi per esperienza personale o per errate convinzioni o per credere alle innumerevoli “fake news” che girano in rete.

 

Un esempio è stato il dibattito sull’opportunità di vaccinarsi per il morbillo: a fronte della dimostrata efficacia nell’azzerare la diffusione della malattia e quindi cancellarne le complicanze cerebrali, si erano evocati fantasiosi lavori pubblicati su riviste di pessimo livello scientifico che rilevavano un’inesistente correlazione tra vaccinazione e autismo.

 

In occasione del Covid-19 si è accesa nuovamente la polemica da parte dei NoVax coadiuvati da qualche negazionista e talora da professionisti operanti in ambito sanitario che, almeno nel caso dei medici, sono stati immediatamente sospesi dall’Ordine professionale.

 

L’infezione da Coronavirus non si comporta come una semplice influenza: infatti il Covid-19 può causare danni in tutti gli organi, non solo nel tratto respiratorio, e l’elevata mortalità, meno di 1 su 1000 per l’influenza, in genere soggetti anziani, e circa 35 su 1000 per il Covid, prevalentemente anziani ma anche giovani, è dovuta proprio a questa multiformità da parte del virus.

 

Secondo le Linee Guida elaborate dalle Società Scientifiche e adottate dal Ministero della Salute gli over 65, specie se affetti da patologie croniche, e le persone che vivono in comunità, debbono vaccinarsi per l’influenza; nel caso della malattia da Covid-19, invece, le stesse Linee Guida pongono indicazione alla “vaccinazione di massa” nel tentativo di limitare quanto più possibile la diffusione del virus fino a eliminarlo; ma ciò sarà possibile solo se tutta la popolazione o comunque almeno il 90% di essa si sarà vaccinata: si raggiungerebbe così la cosiddetta “immunità di gregge”, cioè la protezione anche dei soggetti non vaccinati per vario motivo, dato che il virus non troverebbe più soggetti suscettibili all’infezione e quindi alla sua diffusione.

 

In teoria l’immunità di gregge può essere ottenuta anche spontaneamente lasciando che la maggior parte della popolazione si infetti; nel caso del Covid-19, però, questo è improponibile per l’elevato numero di morti che ne deriverebbe, oltre ad una saturazione dei posti letto ospedalieri.

 

Pertanto la vaccinazione per il Covid19 è fortemente raccomandata dal Governo e dai medici e per ora non è stata resa obbligatoria.

Viene sottolineato che i tempi per “costruire” e sperimentare il vaccino sono stati brevi, perché per la prima volta gli studiosi hanno potuto utilizzare tecnologie molto avanzate e hanno potuto condividere le loro conoscenze e le loro scoperte in tempo reale grazie al web; i tempi per la sperimentazione sull’uomo sono stati, invece, rispettati. Pertanto il vaccino non è stato realizzato “in fretta”, bensì “velocemente”, per rispondere a chi accusa la comunità scientifica di aver saltato qualche passaggio fondamentale, magari per arricchire BigPharma.

 

La giusta presa di posizione da parte del Governo sulla necessità di vaccinarsi deve però, secondo i principali virologi, essere accompagnata dalla velocizzazione della procedura: il Covid-19 sta elaborando alcune mutazioni, vale a dire che modificando il suo patrimonio genetico può anche modificare la proteina “spike”, la quale costituisce, grazie a questi vaccini, lo stimolo per farci produrre gli anticorpi; inoltre le mutazioni, in particolare quella recente detta “sudafricana”, potrebbero in futuro rendere inefficace la terapia con anticorpi monoclonali, attualmente a livello ancora sperimentale, ed aumentare il potenziale infettivo del virus.

 

Il vaccino attualmente utilizzato è impiegato in due dosi e la produzione degli anticorpi avviene solo dopo 8 giorni dalla seconda somministrazione. È bene sapere che gli effetti collaterali sono frequenti, infatti nel 15% dei casi si possono avere febbre elevata, cefalea, stanchezza e dolore nella sede di inoculazione; tali disturbi sono più marcati dopo la seconda inoculazione, ma rappresentano il segnale che il nostro organismo sta reagendo con la produzione degli anticorpi; comunque questi effetti fastidiosi non durano più di 24 ore.

 

In data 9/1/21 i vaccinati in Italia risultavano 512mila e corrispondevano quasi all’1% della popolazione; la Campania ha dato il buon esempio, la Lombardia invece ha un basso numero di vaccini eseguiti, almeno finora.

Vi sono alcuni scienziati che premono per istituire ambulatori di vaccinazione aperti H24 nell’intento di giungere a completare la vaccinazione di massa entro fine anno, ammesso che l’approvvigionamento dei vaccini sia consistente.

 

Rimangono comunque, anche dopo la vaccinazione, le stesse regole: distanziamento, lavaggio delle mani e uso della mascherina; si rende ancora necessario il tracciamento dei positivi da parte delle istituzioni, mentre compito dei virologi è sequenziare il virus, cioè evidenziarne le eventuali mutanti.

 

E’ allo studio un vaccino italiano, ReiThera, per il quale sembrerebbe necessaria una unica somministrazione.