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Il “Campo di Pescia” | Fabrizio Mari

I documenti medioevali indicano col nome “Campo di Pescia” un territorio che inizia dal castello di Pietrabuona e termina alla pieve di San Piero in Campo. Gli estremi orientali ed occidentali vengono rappresentati, rispettivamente, dal rilievo collinare di Uzzano e dal corso del Pescia minore. Col termine “Pescia”, invece, gli stessi documenti indicano un territorio assai più vasto, ossia i due torrenti (maggiore e minore) del Pescia e l’area intorno al quale essi scorrono.

Il Campo di Pescia, stretto tra i due torrenti, è un territorio fertile, ricco di aree coltivate e, come testimoniano i documenti, di mulini ad acqua, soprattutto lungo il corso del Pescia minore, nell’attuale terra di Veneri.

Purtroppo, non sappiamo molto circa l’epoca precedente, ma sicuramente già dall’età tardo antica questo territorio è attraversato dalla strada detta Cassia-Clodia – che collega Pistoia e, dunque, Firenze, con Lucca – sfiorando l’area dell’odierno padule di Fucecchio. Non a caso, presso l’odierno centro di Altopascio – proprio all’imbocco dell’attuale strada che conduce verso il territorio pisano e livornese – vi è uno slargo denominato “Piazza del Porto”, indicativo di un punto di approdo fluviale, quasi sicuramente attivo già in età medioevale. Come dire che dal Campo non era poi così complicato giungere, attraverso le terre lucchesi e pisane, verso il mar Tirreno.

Grazie alle pergamene inerenti a San Pietro di Pozzeveri – un’abbazia edificata a pochi chilometri dall’odierno centro di Altopascio – sappiamo che i monaci cedevano le loro terre in affitto agli uomini che risiedevano e lavoravano per lo più nel Campo. Molti di questi sono registrati come provenienti “da Pescia”, una indicazione che ci fa intravedere un vivace movimento di persone e di merci tra lo stesso Campo e la zona immediatamente a mezzogiorno, che si espandeva verso le terre pisane e, quindi, da lì oltre il mar Tirreno.