L’Accademia Collegio de’ Nobili di Firenze sorta nel 1689, nel corso dei secoli ha dato prova di inequivocabile trasparenza ai propri principi, agli obiettivi prefissi e, ancora oggi, si prodiga in preziose iniziative culturali e religiose sostenendo pure opere caritatevoli.
Il conte prof. Marcello Falletti di Villafalletto è l’attuale preside.
D. Conte prof. Marcello Falletti di Villafalletto, può illustrarci il valore storico e culturale dell’Accademia Collegio de’ Nobili di Firenze?
R. Possiamo parlare di un pregio storico e culturale al pari di altre Istituzioni similari. Mi spiego meglio. La nostra Accademia sorse poco dopo quella della Crusca (1583) e poco prima di quella del Cimento (1657); di quella delle Scienze e di Francia a Roma (1666); di Musica (1669) e di Architettura (1671); proprio agli inizi del secolo XVII, quando si cominciò ad avvertire il desiderio di manifestare gli effetti di quel Rinascimento che aveva coinvolto non solamente la cultura e l’arte, ma anche la letteratura, non escludendo la stessa politica. Non solamente fiorentina, ma dell’intero Continente europeo. Perché non dobbiamo dimenticare che Rinascimento vuol dire “rinascita, rifioritura”, ma anche ripresa. Si sentiva il desiderio di amplificare e sviluppare una concezione nuova, di dare avvio ad un’era nuova di rinnovamento che si servisse anche delle tradizioni e delle esperienze del passato. Un po’ come accade ad ogni mutazione o sviluppo epocale. Dopo il Rinascimento abbiamo avuto l’Illuminismo, il Romanticismo, il Risorgimento, fino al Futurismo e il Post-Futurismo, il Modernismo e il Post-Modernismo che ci ha proiettati nell’epoca attuale dell’elettronica e della telematica. In breve, l’Accademia in oggetto sorse l’8 gennaio del 1623 come Conversazione del Casino di San Marco, poi di Santa Trinita, per volontà di un ristretto numero di “nobili” che volevano incontrarsi, ritrovarsi e parlare di avvenimenti culturali, artisti, storici, politici, ma anche sociali, tipici del loro tempo. Il primo Provveditore (Reggitore, carica equivalente a quella dell’attuale Preside) fu Giovan Batta Bracci. Non volevano essere una copia delle altre Istituzioni, quindi pensarono bene di collegare questi incontri ad un Collegio che ospitasse i giovani desiderosi di apprendere quanto d’importante c’era da conoscere del passato e come si poteva accrescere questo valore che andava proiettandosi verso un futuro totalmente diverso. Attraverso alcune inevitabili traversie verso la fine del secolo si cercò di dare, a questo moderno organismo, una struttura ordinata e ben programmata. Ecco arrivare un primo Statuto, al quale fecero seguito tanti altri, per adeguarlo e conformarlo sempre più ai tempi che, di volta in volta, si presentavano. Naturalmente, avendo quel nome “de’ Nobili”, significava che era riservata esclusivamente agli appartenenti a questo ceto sociale dominante. Lo stesso primo Statuto risente completamente di questo spirito che aveva animato i Padri Fondatori. Anche se, in certi periodi, viene ricordata come l’Accademia di “via degli Arazzieri” (già via degli Armaioli, prospiciente proprio piazza San Marco); “di Piazza delle Cipolle” o “di Piazza Strozzi”, fino all’“Accademia di Palazzo Gianfigliazzi”. Rileggendo quel primo Statuto (del 1689), si scorgono nei capitoli: un Santo Protettore proveniente da famiglia nobile (Giovanni Gualberto, fondatore dei Monaci Benedettini Vallombrosani); l’ammissione riservata ai figli degli stessi, anzi si rese ereditaria la successione ai primogeniti dei Fondatori; le materie che vi si insegnavano e si discutevano, pur volgendo già ad una modernità che premeva, tendevano ad essere quelle a loro congeniali e riservate; non ultimo, dobbiamo ricordare che per entrare a farvi parte era necessario contribuire con una quota sia di ammissione, sia annuale (necessaria per la sopravvivenza) che potevano sostenere solamente le famiglie aventi pubblica notorietà e peso sociale rilevante. Ma, nel trascorre degli anni, pur rimanendo il privilegio ereditario, si pensò bene di allargare l’entrata anche a persone di altri ceti sociali; quelli che si stavano affacciando sulla scena sociale di quasi tutta Europa: liberi professionisti, medici, notai, avvocati, speziali, commercianti, artigiani ecc. Gli Statuti più vicini a noi resero l’appartenenza accademica quasi fruibile a tutti, eccezion fatta per le donne che vi hanno trovato posto in età moderna. Nei quasi quattrocento anni di storia l’Accademia, pur conservando quella intrinseca definizione, e accogliendo anche altre che vi confluirono, ha “giubilato” (termine ormai desueto che sta a significare: promosso, licenziato) un ragguardevole numero di giovani che potevano accedere direttamente, non solo alle Università italiane di Firenze, Pisa, Bologna, Padova, di Francia e di altri paesi europei. Vi fu un tempo che essere “passati” nell’Accademia Collegio de’ Nobili equivaleva ad aver superato gli attuali esami di maturità. Oltre al non trascurabile prestigio del “Collegio”, non si deve dimenticare la complessa attività accademica che, fin da primi anni, si rendeva utile con la promozione di attività culturali e artistiche che hanno lasciato un segno tangibile nelle vicende educative e culturali: nella storia, nell’arte, nella letteratura, musica e nella gestione amministrativa e politica non soltanto della Toscana, ma dell’intera Penisola. Dall’Accademia uscirono personaggi notevoli che seppero anche gestire ottimamente la cosa pubblica e amministrativa. Godendo della “speciale protezione” dei Principi di Toscana, di Alfonso e Luigi d’Este di Modena; del Principe Elettore di Sassonia; di Savoia; dei Principi di Baviera e di altri Sovrani d’Europa ebbe un notevole sviluppo sotto la reggenza di Giovambattista Casotti (1669-1737) che dedicò molte opere letterarie all’Accademia e ne commissionò anche il primo emblema e i diversi bozzetti e scenografie teatrali, al contemporaneo e grande artista, Giovanni Battista Foggini (1652-1725); lo scrittore Vincenzo Alamanni (che risulta essere anche tra i Fondatori); il musicista Giovambattista da Gagliano; Cicognini; Giulio Parigi; i musicisti Baldassare Galuppi, Andrea Salvatori, Iacopo Peri, P. S. Agostini; L. Cattani e molti altri ancora che, naturalmente, insegnavano anche nell’annesso Collegio accademico. Giusto per ricordarne alcuni. Vi fu un tempo che avendone osservato la portentosa utilità si pensò perfino di trasferire l’Accademia in Francia, per volontà degli stessi Protettori, dei Reggenti e degli Uffiziali di Giunta.
D. Quali sono gli specifici accademici nel Terzo Millennio?
R. Per chiarezza, penso che lei voglia significare quale siano gli “scopi specifici”, ma anche gli attuali appartenenti all’Accademia. Per non incorrere in errore, risponderò ad entrambi gli interrogativi. I fini che ci proponiamo sono quelli di continuare una tradizione storica ben consolidata e sperimentata che ci viene ancora offerta dal nostro glorioso passato. Con uno sguardo ben fisso verso un futuro, non scevro di difficoltà ma, anche foriero di ottime prospettive che ci vengono offerte, non solamente dalle aperture che abbiamo operato ai precedenti regolamenti e grazie anche all’attenzione dei tanti giovani che ci osservano con occhio curioso, ma più che mai, con la forza di voler collaborare: apportando energie vulcaniche, nuove e vitali. La nostra Accademia, con le tre Legazioni nazionali e straniere, conta un nutrito numero che abbraccia quasi tutti i Continenti; provenendo da ogni ceto sociale, sia culturale, artistico, letterario, politico, economico, industriale, artigianale ecc. senza preclusione alcuna. Devo affermare che, in questi ultimi anni, un notevole impulso e una forte collaborazione sono pervenuti da parte delle donne che hanno una marcia più brillante di noi uomini.
D. A parer suo, cosa significa per un cittadino conseguire la nomina a “cavaliere accademico”?
R. Prima di tutto tengo a precisare che quel titolo di “Cavaliere”, anche se potrebbe suonare desueto, è rimasto a disegnare la particolare volontà dei Padri Fondatori che avevano ricevuto quella “specifica” qualità in riconoscenza del loro prodigioso operato. Noi, con quel “titolo”, desideriamo farne costante memoria. Anche se riteniamo che la mera qualifica di “Accademico” sia maggiormente apprezzata. In merito al suo significato, lascio a lei e agli altri ogni tipo d’interpretazione. La mia è quella di distinzione per un qualificato gruppo di uomini e donne che sono ancora disposti ad essere autentici costruttori di civiltà e portatori audaci di valori che non possono scindersi dal nostro essere creature pensanti. Ogni altra interpretazione appartiene alla fantastica iniziativa di qualche facinoroso.
D. Come possiamo definire questo secolare sodalizio accademico?
R. Questa domanda deve essere, forzatamente, collegata alla precedente. L’una trova risposta nell’altra! Se abbiamo chiarito che essere Accademico vuol dire avere il coraggio di continuare ad essere uomini liberi, possiamo definire l’Accademia, una confederazione d’intelletti disponibili a collaborare, anzi, a lavorare per poter continuare ad essere perfettamente uomini e donne che vogliono vivere, amare e dar vita ad una società che sappia ampiamente rispettare questi principali valori che ci provengono dalla nostra formazione cristiana, umana, sensibile e che mirano realmente a realizzare quella fratellanza (o identità) cosmologica; che non dovrebbe lasciare adito ad altre malevole interpretazioni.
D. Oggi, quanti Membri annovera l’Accademia Collegio de’ Nobili di Firenze? E a quali fasce sociali appartengono?
R. Quest’ultima domanda merita una inevitabile spiegazione! Possiamo definirla ancora Accademia Collegio de’ Nobili di Firenze? Lascio a lei e ai lettori ogni ulteriore interpretazione. Se per quella definizione costitutiva, già mutata nella propria essenza, vale a dire “de’ Nobili” e per la quale abbiamo già dato ampia spiegazione; per quanto riguarda quel “di Firenze” (aggiungo per facilità) lascio ancora, a chi leggerà queste brevi note, un’ampia gamma di dubbi. In Accademia militano un esiguo numero di fiorentini, dei quali siamo fieri e orgogliosi, così come lo siamo per la “Città del Fiore” che ci ha dato i natali. Oggi, ci sembra più appropriato chiamarla solamente “Accademia Collegio de’ Nobili” di tutto il mondo, visto che i suoi Accademici provengono dalla nostra Penisola, dalla Francia, Inghilterra, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Grecia, Russia (per ricordarne alcune), dagli Stati Uniti e America del Sud, dall’Asia, dall’Africa e da tante altre parti del globo, dato che siamo ormai nel tempo dell’universalità non solamente della comunicazione, ma anche degli scambi e degli incontri. Potrei darle un numero esatto degli Accademici ma come Preside e Protettore Perpetuo non potrei confermarlo, in quanto questo spetta ai miei efficienti cooperatori sia della Giunta con i suoi Ufficiali, sia alla Gran Cancelleria con i collaboratori, ma anche ai vari organismi territoriali sparsi in giro per il mondo. Posso solamente confermarle che il moderno Statuto prevede alcune limitazioni al numero di ammissioni; che abbiamo cercato di rispettare il più possibile. Ma, nonostante questo, possiamo confermare di avere una congrua rappresentanza accademica che dovrebbe superare, almeno nella carta, il numero di duecento. Per quanto riguarda le “fasce sociali”, penso di aver già dato esaustiva risposta, dovendoci aggiungere una notevole schiera di ecclesiastici (dal Gran Priore, Sua Em.za Rev.ma il Sig. cardinale Paul Poupard, ai vari Priori territoriali appartenenti al clero regolare, ma anche a quello religioso), diplomatici, militari e rappresentanti di varie associazioni nazionali ed estere. Tengo a concludere che – essendo l’Accademia Collegio de’ Nobili apartitica e apolitica – durante gli ormai lunghi anni della mia presidenza abbiamo realizzato e sostenuto programmi che altre istituzioni – più economicamente sostentate di noi – siano riusciti a fare. Nonostante i molteplici problemi di gestione, riusciamo ancora a far uscire puntualmente un organo di collegamento a stampa e a intervenire dove altri si sono arresi. Quindi, con orgoglio ma anche con umiltà, possiamo affermare che la nostra antica Accademica ha una capace vitalità, dovuta proprio a coloro che, dopo ben quattro secoli, continuano ad amarla.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla segreteria dell’Accademia Collegio de’ Nobili:
Casella Postale 39 / 50018 Scandicci – Firenze