Poche settimane fa ci ha lasciato Stefano D’Orazio, lo storico batterista dei Pooh. Il covid 19 che compremetteva ancora di più il suo stato di salute non gli ha concesso di vivere.
Ci piace ricordare Stefano D’Orazio insieme al celebre giornalista e conduttore televisivo Giorgio Comaschi che gentilmente ci ha rilasciato la seguente intervista.
D. A seguito dell’improvvisa scomparsa di Stefano D’Orazio, qual è stato il suo primo pensiero?
R. Mi sono subito venute in mente tre cose realtive al mio rapporto con i Pooh. La prima si riferiva ad un programma della metà degli anni Novanta che si chiamava Taxi di Lucio Dalla e che andava in onda su Rai 3 in seconda serata. In questo programma, io, con un taxi, accompagnavo degli artisti che arrivavano alla stazione di Riccione e li portavo a Cervia, al Magazzino del Sale. In una puntata avevo sul taxi che conducevo i quattro Pooh e io li intervistavo facendo il taxista. Ricordo che Stefano D’Orazio era molto brillante. Poi conoscevo molto bene Dodi Battaglia perchè essendo di Bologna ci vediamo e ci frequentiamo qualche volta. La seconda ho fatto una sorpresa per la trasmissione Carràmba che sorpresa condotta da Raffaella Carrà. Era il 1997 e andammo a Taranto da una famiglia che spasimava per i Pooh. La madre di nascosto mandò la segnalazione a Raffaella e noi andammo. Mi ricordo perfettamente la scena clamorosa: io sono entrato in casa di questa famiglia dove c’erano i figli, i nipoti di questa signora e dissi: Caramba che sorpresa, so che voi siete dei fans dei Pooh e vi faccio firmare un manifesto e glielo faremo vedere quando verranno ospiti alla nostra trasmissione. Intanto, i Pooh erano nascosti per strada in una macchina con i vetri oscurati ed erano vestiti da Pooh naturalmente con i maxi cappotti, truccati… come erano insomma i Pooh. In quella famiglia c’era una tastiera e dissi: suonate e cantate Pensiero che poi gliela faremo ascoltare. E questi si misero nel tinello della casa a suonare e cantare. D’accordo con la madre che aveva lasciata la porta della casa aperta, all’improvviso al ritornello di Pensiero piombarono nel tinello i quattro Pooh che iniziarono a cantare Pensiero insieme a loro. Queste persone rimasero talmente annichilite che non venne benissimo nemmeno la sorpresa perchè talmente enorme fu la cosa che loro continuarono a cantare Pensiero insieme ai Pooh. Quando, poi, finì il testo subentrarono baci, abbracci… Ricordo che i Pooh si divertirono molto. Io avevo confidenza con Dodi Battaglia e D’Orazio mi sembrava una persona molto simpatica aveva quella faccia buffa… La terza ricordo che D’Orazio mi disse che a Carràmba che sorpresa quando venivano come ospiti i Pooh godevano molto perchè Sergio Japino addetto alla regia era bravissimo nello staccare nel momento giusto, essendo anche ballerino contava le battute musicali e per cui staccava le cameraman, i primi piani in maniera perfetta secondo gli accenti del pezzo che loro cantavano.
D. Con la morte di Stefano D’Orazio cosa perde la musica leggera italiana?
R. I Pooh sono stati una grande realtà. Stefano D’Orazio era un buon batterista, parliamo di un buon musicista, e la musica leggera italiana perde uno dei pezzi come si perde noi nella vita quotidiana, come per esempio nell’osteria di Bologna dove si faceva tardi la notte e quando se ne va uno di quei personaggi perdiamo tutti un pezzo di noi… La cosa che mi fa rabbrividire è che nessuno parla dei Pooh per anni e appena muore D’Orazio tutti su facebook con r.i.p, r.i.p, ecc… E’ una cosa che ti fa ridere e piangere nello stesso tempo.
D. Secondo lei, cosa ha significato Stefano D’Orazio per la musica leggera italiana?
R. Per me ha significato il batterista dei Pooh come poteva essere il batterista dell’Equipe 84 o dei Dik Dik. I Pooh sono stati forse uno dei più grandi gruppi con tanti dischi venduti, con molti concerti… I Pooh sono stati una multinazionale…