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Terremoto in Irpinia. La testimonianza di un grande calciatore | intervista di Carlo Pellegrini

Luis Vinicio è un protagonista del calcio italiano. Bandiera del Napoli, Bologna, L.R. Vicenza e Inter e allenatore raffinato anche di Ternana, Lazio, Avellino, Napoli, Pisa, Udinese, Vinicio visse la sciagura del sisma dell’Irpinia e di alcune zone della Basilica settentrionale avvenuta il 23 novembre 1980 sedendo sulla panchina dell’Avellino Calcio quale allenatore.

D.Vinicio, cosa ricorda del terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980?
R.Fu un evento tremendo. Lo ricordo anche dal punto di vista calcistico. Allora allenavo la squadra dell’Avellino e fummo costretti ad allontanarci per due settimane. Riuscimmo a salvarci e questo risultato fu molto importante per la città.

D.Cosa l’ha colpì soprattutto di quella sciagura?
R.Quando ci colpì il terremoto stavo in casa con la mia famiglia e dovemmo scappare via immediatamente. Grazie a Dio, non ci accadde niente. Per la città di Avellino e per la Campania fu una cosa veramente dura e dura lo fu per tutti.

D.Cosa ha significato per lei essere allenatore di calcio in una terra dove il terremoto non aveva risparmiato nulla?
R.Eventi come quello impongono una risposta di coscienza collettiva. Si toccano nel vivo le difficoltà che certe volte la vita ci presenta. Questa dimensione collettiva di dolore fa umanamente maturare perché occorre trovare la forza per recuperare e migliorare.

D.Quale fu la reazione della squadra di calcio, l’Avellino, da lei allenata di fronte a questa sciagura?
R.Come ho già detto, siamo stati due settimane fuori. I ragazzi, nonostante tutto, erano tranquilli avendo le loro famiglie lontane dalla tragedia. Vivevamo in un ambiente nostro e chiuso e abbiamo potuto superare quel periodo lungo di assenza ed elaborare il dolore rafforzando l’unione della squadra.

D.Vinicio, cosa non potrà mai dimenticare di quel doloroso evento?
R.Le tante persone amiche con cui condivisi il senso di quell’evento e molte le persone che conoscevo e che ci lasciarono. Anche vedere la città di Avellino tutta rovinata anche nei suoi punti salienti fu un risvolto duro. Conservo un ricordo molto triste di quel tempo, ma oggi, valutando il percorso di recupero della città sono più tranquillo.