Il governo attuale, presieduto da Giuseppe Conte, è sostenuto da una coalizione di forze rappresentate in Parlamento grazie al voto dei cittadini del 4 marzo 2018. In realtà i governi sarebbero due, e tra Conte I e Conte II le differenze sono numerose. E se il mio giudizio è molto duro nei confronti della prima fase, non lo è nei confronti della seconda, poiché molte divergenze di vedute e di interessi mi paiono ricomposte, ed è svanita la mia sensazione che una delle due parti politiche fosse ostaggio dell’altra, impegnata più nel difendersi da attacchi che nel portare avanti concrete azioni di governo.
Fino alla crisi di agosto 2019 il Movimento 5 Stelle è alleato con la Lega; i rapporti tra Conte e Salvini sono tesi, il primo accusa il secondo di creare sfiducia e lavorare contro l’interesse nazionale: tra i motivi del conflitto la gestione dell’emergenza migranti, in particolare l’applicazione del decreto sicurezza in base al quale Salvini vuole chiudere i porti e impedire l’accesso alle navi che effettuano operazioni di salvataggio. Salvini rilascia una dichiarazione di guerra dietro l’altra, in sedi non sempre istituzionali (celebre quella al Papeete di Milano Marittima), e il 9 agosto presenta una mozione di sfiducia al governo. Conte, il 20, tiene un discorso durissimo in Parlamento: “Il governo finisce qui: Salvini ha seguito interessi personali e di partito”. Il leader del Carroccio, seduto accanto, si produce in espressioni che i giornali, nei giorni seguenti, commenteranno a profusione, e bacia il rosario che tiene in tasca. Le sorti dell’avvocato pugliese, che in realtà gode di un ampio consenso popolare, sembrano segnate quando rassegna al Colle le sue dimissioni; ma pochi giorni dopo Mattarella gli conferisce l’incarico di formare un nuovo governo. L’attuale maggioranza, formata da Movimento 5S, PD, Liberi E Uguali e Italia Viva sembra avere una maggiore convergenza di programmi, ed ha conseguito alcuni degli obiettivi che si era prefissa in politica economica, lotta alla corruzione, miglioramento delle relazioni internazionali, ecc.
Poi, nell’inverno del 2020 il flagello della pandemia si è abbattuto sull’Occidente e sul nostro paese. Il governo si è saldato attorno alla gestione dell’emergenza, mentre l’opposizione, come è nella natura di ogni opposizione, l’ha usata per evidenziare le criticità del suo operato. Mentre la stampa estera inizialmente ha puntato il dito sulle nostre carenze strutturali, i ritardi, gli errori commessi, poi ha progressivamente preso atto del fatto che la gestione della pandemia da noi non è stata né migliore né tantomeno peggiore che altrove; anzi, si è parlato perfino di un “modello Italia”, ad esempio relativamente a come il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, ha tenuto sotto controllo la diffusione dei contagi. La seconda ondata, in mezzo a cui ci troviamo adesso, è stata affrontata all’inizio con misure prudenti, più rigide via via che la situazione degli operatori sanitari è andata aggravandosi.
Io seguo con interesse ciò che fa il governo dall’inizio dell’emergenza, e ho un’idea ben precisa in testa: al netto degli errori che ci sono stati e ci saranno, non esiste, tra le forze politiche disponibili, nessun’altra da cui vorrei essere governata in questo difficilissimo momento storico. Non vorrei al governo gli attuali membri dell’opposizione Salvini e Meloni, tanto per fare nomi e cognomi, perché non ho memoria di proposte interessanti da loro avanzate su come gestire la pandemia. Per tutta l’estate ho sentito solo critiche, ma nessuna costruttiva. E per quanto abbia apprezzato l’atteggiamento moderato di Berlusconi nei confronti del governo lo ritengo, e non da ora, un leader non votabile per motivi legati alla sua storia politica (di quella personale mi è sempre importato, onestamente, molto poco). A me Conte piace; ha credibilità internazionale, ha mostrato fermezza e capacità decisionale, anche a costo di perdere consensi, in molteplici occasioni, e condivido molte delle scelte che ha fatto, persino quelle che mi hanno limitato alcune libertà personali, perché le vedo dettate da genuino interesse per il paese che governa (e non è un fatto scontato). Ma Conte è il premier, il giudizio va dato sull’intero governo, nei confronti del quale si può essere anche estremamente critici; è anzi doveroso esercitare questo diritto in democrazia. Poi però bisogna fare i conti con quel che si ha nel paniere dell’offerta politica. Io lo faccio e ogni volta mi dico: speriamo che questa nave, nel mare in tempesta che ci è capitato, arrivi sana e salva al 2023.