Home TRA FINZIONE E REALTA' FABRIZIO MARI Un ricordo di Luca (Luzzi) | Fabrizio Mari

Un ricordo di Luca (Luzzi) | Fabrizio Mari

Ciao, my sweetie rhubarb pie.

I will be writing in Italian because I know you will understand…

So che hai notato l’assenza del punto esclamativo. Lo so perché a voi inglesi piace mettere enfasi nelle frasi e poi quelle dannate maiuscole, che per noi latini sono più o meno inconcepibili. Ma va bene così. Non ti scrivo per farti una lezione di grammatica, ma per darti una notizia orribile. Non farò tanti giri di parole, perché mi conosci fin troppo bene.

È morto Luca. Mentre riposava dopo pranzo.

Sì, quel Luca che hai conosciuto anni fa quando abitavamo a Lucca sul Giannotti, come dicono i lucchesi. Ricordi? Te che non riuscivi a pronunciare il suo cognome, perché le doppie zeta per voi sudditi della regina sono una roba impossibile da pronunciare. Te lo presentai durante una mostra d’arte al Palagio a Pescia. Io non sapevo che ci fosse Luca. Ricordo che entraste subito in sintonia. E fu una cosa buffissima, perché te sapevi solo tre parole in italiano e parlavi in inglese con Luca che sapeva solo tre parole nella tua lingua. E però vedevo da lontano che in qualche modo avevate stabilito un contatto, e poi ricordo che Luca mi disse che eri bellissima, ma questo non te lo dissi quella sera, né dopo. Quando ritornai da voi, pareva che foste amici di vecchia data: e te mi dicesti che avevi invitato Luca a cena una sera della settimana successiva.

Potrei trascrivere il dialogo che subito nacque quella sera a cena. Te preparasti una zuppa di ceci e fagioli rossi, una specialità inglese, ricordo che gli dicesti a Luca. Luca, che era un signore, mangiò con gusto quella zobbia un poco strana, e poi continuaste a parlare di preti, papi, regine, e di Cristo. Io stavo badando il pollo arrosto ed avevo già preparato lo Yorkshire pudding e il gravy, che io però chiamavo unto, e voi due sempre a parlare di ostie, di sacramenti e di Enrico VIII. E di Anna Bolena, che Luca riteneva una poco di buono.

Luca quella sera fu meraviglioso perché ti mise subito di fronte le sue idee e poi ti lasciava parlare nel tuo italiano stentato, ma comprensibile, e notavo che vi guardavate con profondo rispetto, nonostante la forte differenza di vedute. E di età. Te dicesti che il papa polacco non ti piaceva, e lì Luca si inalberò, difendendolo con veemenza, al che te tacesti perché sapevi di aver sfiorato un tasto importante. La fede di Luca stava nelle piccole cose, nel dialogo e nel confronto. Io rigiravo il pollo nel nostro forno ed ogni tanto sentivo le vostre voci aumentare di volume; poi rientravo in sala e vi vedevo bere allegramente il vino rosso che Luca aveva portato.

Io me ne stavo fuori dal vostro confronto, non perché non sapessi cosa dire, ma perché dalla cucina volevo godere quel momento, quasi come se fossi un ospite indesiderato. Un caro mio amico che stava parlando di religione con te, anglicana di ferro. Sapevo bene le vostre posizioni in merito, e però ero tranquillo e pure divertito. Te me lo dicesti quando Luca andò via. Era stata la più bella serata so far. E ci credo: conoscevo Luca fin dalle superiori al Lorenzini. Quante volte abbiamo discusso e quante volte io gli dicevo che avrebbero dovuto fargli un monumento da vivo! Purtroppo, glielo ho detto anche pochi giorni prima che è venuto a mancare su questa terra. Ci siamo visti al Tiffany, lui mi ha offerto un caffè fatto dalla Claudia e poi ci siamo messi a chiacchierare sul virus e un poco di politica.

Luca era ed è così, perché le anime splendide non si spengono mai, rimangono per sempre, sempre, dentro il nostro cervello e dentro i nostri cuori.

Quando abbiamo saputo che non lo avremmo più rivisto, tutti noi siamo rimasti attoniti ed angosciati. Pure il prete dall’altare ha detto che ora Luca sta stringendo finalmente la mano a Gesù, che Luca pregava sempre. Io voglio credere che Luca abbia finalmente stretto la mano a Gesù e voglio anche credere che Luca abbia raggiunto quella pace della ragione che ha sempre, incessantemente, cercato.

Mia cara Mary, ti ho voluto scrivere questa piccola lettera per dirti che a me Luca manca, come manca alla sua famiglia, alla sua fidanzata. Manca a tutti noi. Ringraziamo, se abbiamo la forza di farlo, Gesù, che lo ha creato e fatto conoscere e non arrabbiamoci con Lui perché ce lo ha portato via fin troppo presto.

Un abbraccio mia bella Mary, e ricorda, se puoi, Luca nelle tue preghiere inglesi. Io credo che Luca, quando lo verrà a sapere, ci farà sopra una bella risata.

Tuo, Fabrizio.