Home ROSY GIANNESCHI Tre domande a…Franco Corsetti | Rosy Gianneschi

Tre domande a…Franco Corsetti | Rosy Gianneschi

Come descrivere il back-stage di un’intervista così? Così come, direte con aria interrogativa curiosamente Voi…così amicale, divertente e divertita, quasi intima nella sua strabiliante spontaneità, rispondo io… .

Intervistare un amico di penna da tanti anni mi mette in imbarazzo, quasi mi intontisce, e sicuramente mi fa sentire inadeguata, timorosa di non indovinare le domande, di non essere all’altezza della situazione. Cosa chiedere a Franco con indosso il suo pulloverino all’inglese anche se ancora non è freddo, a Franco col suo pulloverino azzurro – indaco quasi viola o forse blu, sì forse quella sera di fine estate era quello blu… .

Beh, colpa mia se non ricordo bene tutti i dettagli esteriori del suo intramontabile stile, o meglio, colpa del piatto di spaghetti allo scoglio (per me altrettanto intramontabile ed irresistibile) che avevo golosamente davanti…ah, come potrei dimenticare…e per quel piatto grazie alla Bruna e grazie anche a Beatrice, dal Galles, ed alla sua amica di sempre, dalle montagne della nostra Garfagnana, ed un grazie anche a Francesco, testimone oculare di queste parole che faticosamente sono riuscita a strappare a Franco e che con tutto il cuore ora Vi regalo…

Franco, tre parole per descrivere la situazione che ormai da qualche mese stiamo tristemente vivendo: incomprensibile, terrorizzante, liberticida.

Un ricordo ed una cosa che Ti manca del Tuo passato: la lunga estate del 1962 in Llandudno, Galles del Nord. La gioia quando, tanti anni fa, riuscivo finalmente nel mio animo a concretizzare un piccolo sogno: ritorno a casa.

Felicità era ed è…: un bimbetto biondo, seduto sulle scale, con i pantaloni alla zuava. Ripercorrere con la mente ben sveglia e vivida i luoghi di ieri che mi hanno scaldato l’anima, anche se – quasi tutti – sono scomparsi o stravolti dal modernismo. Ma io sono capace di scavare a mani nude pur di ritrovarli…

Sorride, Franco, ed anche i suoi occhi azzurrini sorridono, ricordando un sogno, un’impronta di mani e di corpi che si abbracciano, nitidi flash che prepotenti riaffiorano, viaggiando in un passato ancora fortemente presente e fuso in una dimensione fantastica, eppure così reale che quasi si tocca, si afferra, si stringe. Volere è potere, ed autentica felicità.

Grazie Franco! Conserverò il Tuo biglietto, scritto con la stilografica, prezioso promemoria della nostra serata insieme.