Diciamolo con grande franchezza: ancora oggi, Marco Armani, con alcune delle sue celebri canzoni, infonde sempre nostalgia e tenerezza per quei memorabili anni ’80, ricchi di singolari emozioni.
D.Armani, come è giunto al successo?
R.Ho iniziato molto presto a fare musica e avevo venti anni quando ho iniziato a farlo in modo professionale. Dopo vari provini, abbiamo provato “Domani”, la canzone che più mi rappresentava in quel periodo. Ho avuto la fortuna di partecipare a “Domenica In“, durante la quale c’era una gara canora che vinsi per quattro puntate di seguito. Dopo questa canzone incisa su un 45 giri, ci fu la possibilità di partecipare al Festival di San Remo del 1983 con la canzone E’ la vita e da lì in poi si sono susseguite una serie di tappe importanti. L’anno dopo, 1984, ripartecipai a San Remo nella categoria “Nuove Proposte” con un brano dal titolo Solo con L’anima mia scritto da Ron e da Luca Carboni. In quell’occasione mi classificai secondo dietro Eros Ramazzotti. Fu una esperienza bellissima e indimenticabile. Poi sono continuati i Festival di San Remo. Nel 1985, con una conferma da big e avendo avuto la possibilità di conoscere Red Canzian dei Pooh, che fu il mio produttore, presentai la canzone Tu dimmi un cuore ce l’hai. Fu la canzone più popolare fra quelle che ho scritto. Nel 1986, all’ultimo Festival di San Remo che feci negli anni ’80, partecipai sempre con una mia canzone, Uno sull’altro. Dopodiché ci sono state delle parentesi diverse dal Festival di San Remo. Ho avuto delle collaborazioni importanti, come quella con Pasquale Panella, grandissimo autore di testi che ha scritto per Lucio Battisti, Mango, Amedeo Minghi, Gianni Morandi. Dal 1988 si aprì nella mia vita artistica un nuovo capitolo di musica leggera. Ho abbandonato certi tipi di testi tradizionali per esplorare nuove strade. Con Panella abbiamo realizzato tre album: 1988 Molti volti, 1991 Posso pensare a te?, 1997 13.
D.Quale delle cinque partecipazione al Festival di San Remo ricorda con particolare emozione e nostalgia?
R.Un po’ tutte. Le prime sono state quelle più “incoscienti”: essendo molto giovane, mi accorgevo di essere al Festival di San Remo dieci minuti prima che andasse in onda la sigla che apriva lo spettacolo trasmesso in eurovisione e mondovisione. Ero talmente giovane e mi sembrava tutto un gioco, tutto molto fluido. Sentivo anche meno responsabilità. Il Festival di San Remo che ho vissuto di più è stato l’ultimo, quello del 1994, al quale partecipai con la canzone Esser duri, scritta con Luca Carboni, lui il testo e io la musica. L’ho sentito maggiormente perchè avevo 34 anni ed ero più consapevole della responsabilità e dell’importanza del Festival di San Remo.
D.A quale delle sue canzoni è più affezionato?
R.Sono tutte dei figli… . E’ impossibile sceglierne una. Magari sono affezionato a quelle meno conosciute perchè non hanno avuto la fortuna di incontrare il grande pubblico sanremese e, conseguentemente, la grande promozione. Non rinnego però nulla di quello che ho scritto. Anzi, ascolto e canto volentieri tutti i miei brani, ai quali sono quindi affezionato.
D.In un tempo come questo di numerosi cantanti, cantautori e complessi musicali, le sue canzoni trovano ancora molto spazio. Come lo spiega?
R.Non me lo spiego. Probabilmente forse il nostro modo di scrivere degli anni ’70 e ’80, in qualche modo, ha lasciato traccia. Forse perchè a quell’epoca si scriveva per pura ispirazione e meno programmazione. A quel tempo, le radio erano private e quindi libere di trasmettere quello che volevano. Non c’erano play list, non c’erano spazi comprati e le radio trasmettevano quello che la gente voleva ascoltare e non quello che voleva proporre soltanto il DJ. Probabilmente questo arrivava alla gente, al pubblico della mia e della tua generazione. Oggi il modo di scrivere è cambiato, come sono cambiati i giovani che inseguono il loro mondo. Ed è normale quindi che oggi si ascolti più il genere trap anziché il pop melodico. Credo che la musica leggera sia un fatto di cicli e ricicli musicali. La melodia che ci rappresenta in tutto il mondo, credo e spero non sparirà mai.
D.Oggi chi è Marco Armani?
R.E’ un uomo di 59 anni che ha ancora la voglia di cantare, di divertirsi, di mettere a frutto la propria esperienza nei confronti dei giovani e degli altri. Mi diverto non solo a cantare e a fare spettacoli, ma anche ad insegnare quello che ho imparato, ossia il canto. Faccio il mio mestiere: il musicista, il cantante e arrangio molte canzoni.
D.Guardando al futuro, cosa dobbiamo aspettarci dal “grande” Marco Armani?
R.Visti i mal rosei momenti che tutto il mondo sta attraversando e, soprattutto, il nostro settore musicale che è completamente fermo da diversi mesi, spero veramente che questo vaccino anticovid possa arrivare al più presto, possa essere sicuro e possa farci ritornare non dico alla normalità assoluta, ma ad una pseudo normalità e soprattutto auspico che si ritorni a fare musica dal vivo con le dovute precauzioni.