Home ROSY GIANNESCHI Il panierino | Rosy Gianneschi

Il panierino | Rosy Gianneschi

Un caro amico saggiamente dice che perché l’amicizia si mantenga, occorre che un panierino vada e l’altro venga”.

Questa frase – ogni volta che la sento – mi fa subito fisicamente pensare al mangiare, ad un panierino simbolico e pieno di leccornie di ogni fatta e natura che va e che viene da una tavola all’altra, e che viaggia spesso e volentieri facendo la spola dalla casa dell’uno verso quella dell’altro amico, in modo tale da mantenere vivi contatti ed occasioni d’incontro, una convivialità dal sapore antico e mai perduto.

E per di più alla pari, cioè uno scambio di inviti equo, se proprio non vogliamo dire paritario; senza sbilanciamenti comunque, secondo le migliori regole dell’ospitalità.

Insomma, l’idea di questo panierino ricco d’ogni bene che viaggia quasi su un filo da una finestra all’altra mi è subito piaciuta e mi ha tanto colpito, rimanendomi impressa nella memoria come quelle metafore poetiche che leggevo sui libri di scuola ed ancora ben impresse nella memoria, sfogliando il fior fiore della nostra letteratura.

Poi però un giorno mi sono messa a pensare fra me e me, e da questo mio pensare ho ricavato che forse potevamo spingerci oltre nel concetto, e che quella frasettina in rima, detta scherzosamente quasi così tanto per dire, e molto legata – almeno in apparenza – ad un bisogno umano e corporale, potrebbe nascondere addirittura un concetto filosofico o, quanto meno, filosofeggiante.

Il panierino infatti, oltre che di mangiare, o invece che di mangiare, potrebbe essere riempito con tante altre belle cose, parimenti rispondenti ad altrettanti bisogni umani, questa volta più o meno corporali, come per esempio la “simpatia”, la gentilezza, la cordialità, l’affetto nei sentimenti, l’altruismo, il non – egoismo (alcuni parlano più semplicemente di generosità, ma a me piace di più il non – egoismo), l’ospitalità, l’aiuto reciproco, la comprensione e l’allegria.

Eh sì, vale ancora oggi quell’antico proverbio che recita così: chi trova un amico trova un tesoro”. Con o senza panierino a questo punto domando io?

La risposta, in base ai valori di prima, dovrebbe essere senza dubbio che un amico va bene anche senza panierino, un amico va bene anche nudo e crudo, basta che a cena porti se stesso, sinceramente e con tutto il cuore.

Ma allora – continuo qui il mio svagato e divertito ragionare – un panierino bene o male allora lo porta, se veramente e sinceramente a cena viene con tutto se stesso ed anche col suo cuore.

Quindi, in fondo in fondo, il panierino sottobraccio ce l’ha, è un po’ nascosto e defilato sotto la giacchetta ma ce l’ha, eccome se ce l’ha, ed al bisogno quel panierino salta fuori per esser subito esibito in bella mostra sul tavolino del salotto.

Sono certa che il mio caro amico nel ripetere saggiamente che “perché l’amicizia si mantenga, occorre che un panierino vada e l’altro venga” ora penserà anche a questo secondo panierino e quando verrà a trovarmi ne porterà finalmente due, e ci sarà davvero l’imbarazzo della scelta su quale incignare per primo.

E mentre lui rifletterà su cotanti pensieri, io mi dedicherò invece al “chi trova un amico trova un tesoro”: non sarà mica che il tesoro così tanto nei secoli rammentato ed agognato siano questi due famosi panierini pieni di bontà?

Meglio forse non pensare, non fissarcisi troppo su questi dilemmi della vita, perché, cercando cercando, alla fine non si abbia a trovare inaspettatamente la verità.