Quando si parla di balbuzie si fa riferimento alla presenza di ripetizioni di parole o parti di esse, prolungamenti o blocchi del tutto involontari nella produzione del linguaggio. Ha esordio nell’infanzia, generalmente prima dei 5 anni con incidenza maggiore nei maschi e presenta caratteristiche di familiarità: se un genitore ha balbettato o è ancora balbuziente la probabilità che il piccolo balbetti è 5-6 volte maggiore. Soprattutto nei bambini più piccoli la balbuzie, in termini di severità e frequenza, può variare da un giorno all’altro o da una situazione all’altra, aumentando in condizioni di stanchezza, eccitazione o fretta. Sradichiamo subito un falso mito: non ci sono prove evidenti che un bambino balbetti apposta o per imitazione. Lo sviluppo delle balbuzie è qualcosa di più complesso, nessun bambino trova divertente balbettare e in genere nessun bambino è interessato a farlo. Altresì non ci sono evidenze per pensare che la balbuzie sia la conseguenza di un trauma emotivo. In questo contesto non entrerò nel merito delle cause, ambito perlopiù molto complesso come accennavo sopra, ma affronterò quelli che sono i fattori ambientali che giocano un’importante ruolo sull’andamento delle balbuzie.
I genitori e, più in generale, le persone che ruotano intorno al bambino (altri membri della famiglia, insegnanti, babysitter..) possono fare molto per aiutare il piccolo a esprimersi al meglio attuando una serie di comportamenti facilitanti ed evitandone altri che ostacolano la fluenza. Cominciamo ad ascoltare in modo paziente il piccolo ponendo l’attenzione su cosa dice e non come lo dice. Mostriamoci interessati a quello che sta raccontando, ad esempio potremmo ripetere alcune sue parole dopo che ha parlato: se il piccolo dice “ho mmmangiato la pppizza” il genitore senza fretta potrebbe dire “oh hai mangiato la pizza, doveva essere molto buona”. Permettiamogli di terminare il proprio pensiero senza interromperlo, anticipando o completando le sue parole, e senza intervenire con commenti del tipo “vai piano”, “respira e riparti” o addirittura “parla meglio”. Piuttosto che consigliare o indicare a voce le giuste modalità con cui conversare, sarebbe maggiormente di aiuto per il bambino un adeguato esempio di velocità d’eloquio: evitiamo di parlare troppo velocemente e attendiamo un secondo o poco più prima di rispondergli in modo tale da garantire un ritmo di conversazione più rilassato, cercando di mantenere un naturale contatto oculare. Sarebbe opportuno riuscire a ritagliarsi 5 minuti durante la giornata per conversare con lui in tutta tranquillità, ad esempio durante i pasti, in tal caso è necessario spegnere la televisione o la radio per garantire un clima privo di interferenze. Per un adulto riuscire a modificare il proprio modo di parlare, anche per soli pochi minuti al giorno, non è affatto semplice ma dobbiamo pensare che è utile per il bambino.
Se questi comincia a parlare mentre siamo impegnati in compiti che richiedono una certa concentrazione (es. guidare, tagliare con un coltello o le forbici) facciamogli presente che, anche se non lo guardiamo, lo stiamo comunque ascoltando. In alternativa possiamo spiegargli che abbiamo bisogno di un attimo per terminare ciò che stiamo facendo per poi dedicargli tutta la nostra attenzione. Come si può dedurre da quanto detto, reagire in modo appropriato alla balbuzie del piccolo talvolta può voler dire non reagire affatto. Certo è che se le pause, i prolungamenti e le interruzioni sono molto disturbanti allora è meglio fargli capire che ce ne rendiamo conto, potremmo “sdrammatizzare” insieme con un sorriso dicendogli “certo che questa parola oggi è proprio birbona” proseguendo poi nella conversazione, oppure si potrà intervenire con affermazioni del tipo “hai fatto molta fatica a far uscire questa parola” senza manifestare compassione o sentimenti critici, e senza suggerirgli di fare qualcosa. La balbuzie del proprio figlio non deve diventare un “argomento tabù”, se necessario se ne deve poter parlare in modo aperto e leale anche davanti al piccolo. Consideriamo, infine, che il bambino che balbetta deve rispettare le stesse regole sociali e disciplinari degli altri: parlare quando è il suo turno, ascoltare quando gli altri parlano e non interrompere.
Reagire in questi termini alla balbuzie del proprio figlio non sarà così semplice, i genitori sono emotivamente coinvolti, spesso preoccupati o dispiaciuti ma proprio per questo sarà doveroso pensare di non aggiungere questi sentimenti all’ansia del piccolo e assicurarsi che possa sempre esprimere le sue idee e avere il coraggio di inseguirle.