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La nascita del quartiere di San Michele dal 1920 al 1960 | Alessandro Birindelli

Il Sindaco Capitano Avvocato Giuliano Bachechi, eletto nel 1923 in una lista composta da fascisti e mutilati ex combattenti, non appena insediato studiò la possibilità di risanare il vecchio quartiere delle Capanne, solcato da un gorile che l’attraversava da nord a sud fra le case di via Oberdan e di via del Giuggiolo.

Questo era ricettacolo di immondizie e, particolarmente d’estate, quando l’acqua vi ristagnava, rappresentava un grave pericolo per gli abitanti; gli alloggi erano antigienici, c’erano vecchie latrine a servizio di numerose famiglie e la vita degli inquilini era resa insicura dalle pareti pericolanti.

L’Amministrazione Comunale non poteva certo risolvere facilmente questa annosa questione in un periodo in cui si avvertivano ancora le conseguenze della recente Guerra Mondiale. Inoltre il cibo scarseggiava, non c’era lavoro, l’edilizia era in forte crisi e la situazione sanitaria conseguente all’epidemia di Spagnola e alla Tubercolosi minava la salute della popolazione.

Bachechi però, anche nella successiva Amministrazione Comunale della quale fu Podestà, volle più volte far presente tale tragica situazione alle Superiori Autorità perché fossero messi in atto provvedimenti per migliorare la situazione stessa; del resto già nel 1907 il Consiglio Comunale aveva affrontato il problema ed aveva insediato una Speciale Commissione per realizzare una Cooperativa che potesse edificare case popolari ed economiche; non era stato però ottenuto alcun risultato apprezzabile.

Il Sindaco Bachechi volle dare inizio ad un nuovo quartiere a sud del Conservatorio di San Michele mediante la costruzione di una nuova strada nei pressi delle “Fornaci”, strada che fu denominata via Trento (era il 1925). Fu il primo passo dell’espansione della città verso una zona collinare e di più ampio respiro dove si potevano trovare maggiori possibilità di sviluppo. La città allora terminava al Cinema Splendor tanto che chi abitava più a sud diceva “si va a Pescia” allorché doveva recarsi in centro.

Fabbricato di via a Trento visibile dal Conservatorio di S. Michele, 1928

Nel 1926 furono ricoperti numerosi gorili e fu acquistata la proprietà dell’Acquedotto Urbano e delle sorgenti di San Lorenzo; si dette pertanto inizio alla gestione pubblica delle acque, primo passo per affrontare i numerosi problemi igienico-abitativi che attanagliavano la città.

Nella successiva amministrazione in cui Bachechi fu Podestà, dal 1927 al 1930, si ampliarono via Trento e via San Pietro alle Fornaci fino all’imbocco di via di Celle; anche via Sismondi fu ampliata e fu coperto il rio di San Michele fino all’altezza della chiesa.

Il Podestà Bachechi iniziò le pratiche per la costruzione di case popolari, sempre nell’ottica di migliorare le condizioni di vita degli abitanti delle Capanne, ed ottenne dal Ministero un sussidio di 30.000 lire; non essendo sufficiente stipulò un mutuo per altre 270.000 lire; tanto costò il fabbricato di 12 quartieri che fu inaugurato nel 1928 sul prolungamento di via Trento. Questa fu la prima nuova costruzione all’interno del neonato quartiere cittadino che negli anni successivi cominciò a prendere forma.

Bachechi inoltre obbligò i proprietari dei quartieri delle Capanne a risanare i servizi igienici prima di darli in affitto.

Furono pochi però i frutti raccolti all’epoca poiché era molto difficile ottenere contributi governativi e non esistevano enti che provvedessero direttamente, senza alcun onere per il Comune, a costruire fabbricati di case popolari.

A causa della disastrata situazione nazionale e quindi locale, il Podestà successivo, il Cav. Rag. Ilio Romoli, in carica dal 1930 al 1935, trovò un disavanzo nel Bilancio di circa 1 milione di lire, ma riuscì in appena due anni a migliorare la situazione finanziaria grazie ai tagli delle spese, agli accordi con i creditori per ottenere congrue riduzioni del loro avere, alla riduzione del costo della vita e di conseguenza degli stipendi dei dipendenti comunali.

Romoli proseguì nell’opera del suo predecessore, cioè rendere fabbricativi i terreni agricoli a sud del Conservatorio di San Michele ed abbattere i muraglioni che li delimitavano; in particolare furono abbattute le alte mura che circondavano la proprietà delle Suore e la proprietà Piacentini, situata nell’odierna piazza Leonardo Da Vinci; queste mura giungevano addirittura fino alla Viaccia, oggi via Norfini. L’abbattimento di esse si rivelò successivamente una forte spinta allo sviluppo urbanistico dell’area.

Infatti in seguito il Comune acquistò l’Orto delle monache di San Michele e il Palazzo col parco Piacentini, di proprietà della Cassa di Risparmio di Lucca; quest’ultima acquisizione costò 400.000 lire e il mutuo fu concesso dalla suddetta banca. In tali aree furono realizzati rispettivamente la piazza con i giardini pubblici e la scuola elementare maschile, in un secondo tempo anche la femminile. Solo dal 1935 al 1939, con l’Amministrazione del Podestà Fabbri, si sentì la necessità di realizzare un Campo Sportivo nell’ex Parco Piacentini; il gioco del calcio e l’atletica venivano fino ad allora praticate nel Prato di San Francesco ma erano di disturbo agli ammalati del vicino Ospedale.

Inizio lavori in via Fiume

L’Amministrazione Romoli nel 1931 e nel 1932 dette inizio alla costruzione del primo tratto di via Fiume, a monte della via San Pietro alle Fornaci; in questa nuova via alcuni dipendenti comunali costruirono casa tramite l’accensione di mutui ventennali al 5% concessi dalla Cassa di Risparmio di Pescia; ai dipendenti comunali seguirono poi i dipendenti della stessa Cassa di Risparmio e a ottobre 1932 furono inaugurate le prime 6 case lungo la nuova via Fiume. Intorno alle nuove costruzioni e ai nuovi fabbricati nel 1934-1935 sorsero numerose villette e nel 1937-1938 fu costruito un impianto di pubblica illuminazione in tutto il nuovo quartiere di San Michele. A fine anni ‘30 l’Amministrazione guidata dal Podestà Eugenio Pacini ampliò via Sismondi portandola fino all’edificio che ospitava i Vigili del Fuoco (oggi sede dell’Asilo Nido).

Nel periodo antecedente alla Seconda Guerra Mondiale le varie Amministrazioni succedutesi si occuparono del risanamento della città e demolirono parzialmente il vecchio quartiere de “Le Capanne” e altri fabbricati nelle vie del Pozzetto e dei Vetturali; l’intento di trasferire le famiglie che vi abitavano però si scontrò con l’impossibilità, almeno fino alla fine degli anni ‘40, di costruire case popolari per i bisognosi; il suddetto fabbricato di via Trento rimase perciò per tanti anni l’unico esempio di fabbricato ad “uso popolare”.

La Giunta Municipale guidata dal sindaco Ferruccio Tongiorgi (in carica dal 1946 al 1951), che aveva sostituito il sindaco Mario Giaccai, si trovò senza denari in cassa e con la città e le sue infrastrutture compromesse dagli effetti della guerra; il servizio annonario era interrotto, così come le comunicazioni; le fabbriche erano chiuse, la stazione distrutta, la pubblica illuminazione inesistente e tutti i ponti, di città e della montagna, distrutti.

Furono raccolti 3.109.300 lire di contributi volontari e il Comune ottenne due Prestiti della Ricostruzione per 3.636.450 lire; a questi si aggiunsero i finanziamenti dei Governatori Alleati. Si cercò solamente di rimuovere le macerie e di ricostruire.

La Giunta Tongiorgi fu abile a sfruttare la legge 517 del 1945, emanata per alleviare la disoccupazione; in forza di questa lo Stato doveva anticipare la somma occorrente per i lavori ed i comuni ne rimborsavano la metà in 30 anni senza interessi; si riuscì pertanto ad eseguire molti lavori tra cui la creazione nel 1948 di una nuova traversa tra il viale Garibaldi e via Amendola, denominata via Curtatone e Montanara, utile per allacciare queste due importanti strade parallele che proiettavano la città verso sud; la strada costò 2.059.000 lire. Negli anni dal 1949 al 1951 furono costruite nuove strade nel quartiere di San Michele: via Fratelli Rosselli, via Turati, via 8 settembre 1944.

Via Ferdinando Martini fu prolungata in direzione nord-sud per 55 metri con un costo di 674.000 lire; fu ampliata e sistemata via di Celle (dopo cessione gratuita del terreno da parte del sig. Battaglini Francesco) e fu sistemato l’imbocco di una strada sterrata denominata in seguito via Carlo Lorenzini (dopo cessione gratuita del terreno da parte del sig. Umberto Cecchi). Fu asfaltata parte di via Sismondi e bitumata via San Pietro alle Fornaci dove fu costruita anche la fognatura.

Case popolari di via Martini inaugurate nel 1949

Una prima assegnazione di 25 milioni da parte del Ministero dei Lavori Pubblici permise di costruire un fabbricato di case popolari con 16 quartieri in via Ferdinando Martini e l’edificio fu inaugurato nel maggio 1949 alla presenza del Ministro Tupini e del Vescovo Simonetti. Una seconda assegnazione di 20 milioni permise poi al Genio Civile di costruire 12 alloggi per i senza tetto in via Fiorentina; essi furono inaugurati il 7 giugno 1950 alla presenza del Ministro Aldisio; per l’assegnazione di questi 28 alloggi popolari erano state presentate 250 domande.

Case popolari in via Fiorentina

In via Fiorentina furono costruiti 4 fabbricati: 1 nel 1949, 2 nel 1950 e 1 nel 1957 per un totale di 42 abitazioni costate 70 milioni di lire.

Nel periodo dal 1951 al 1956, Sindaco Rolando Anzilotti, si continuò a costruire fabbricati di case popolari, come quelli in via Fiorentina oppure i 3 UNRRA-CASAS del 1954 in via Provinciale Lucchese con 12 abitazioni costate 20 milioni; furono poi edificati 4 fabbricati INA-CASA a Borgo San Quirico, le cosiddette “case Fanfani”, destinati ai senza tetto, per un totale di 56 abitazioni costate 90 milioni.

Case popolari “Fanfani” in via Martiri della Libertà

Le pratiche, iniziate durante l’Amministrazione Tongiorgi ed imbrigliate nelle pastoie burocratiche dei vari ministeri, furono sollecitate e seguite da un pesciatino adottivo residente a Roma, l’ing. Eugenio Caturelli del Genio Civile; inoltre furono progettati altri 54 alloggi e si ottenne l’impegno da parte della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia di una donazione di 80 milioni per ulteriori 12 quartieri di case popolari.

Tutto ciò fu possibile grazie alla documentazione raccolta dall’Amministrazione Anzilotti: si dispose un rilievo statistico e fotografico degli ambienti dove alloggiavano le famiglie disagiate delle Capanne; l’intero fascicolo fu inviato alla Prefettura, ai Ministeri competenti e ai Parlamentari della Circoscrizione. L’effetto fu che nel quinquennio furono costruiti ed assegnati 70 alloggi ed altri 54 furono finanziati, anche se risultò che occorrevano non meno di 600 abitazioni.

Anche l’edilizia privata incrementò molto se si considera che nel periodo dell’Amministrazione Anzilotti ben 67 quartieri furono edificati, tra cui nel 1954 altre 6 abitazioni in via Fiume per i dipendenti comunali, a fronte di 18 nel quinquennio precedente.

Nell’aprile del 1951 furono assegnati nuovi nomi alle strade del nuovo quartiere: via Fratelli Rosselli, via Turati, via 8 settembre 44, via Carlo Lorenzini, via Luigi Norfini.

Si crearono poi nuove strade: via Martiri della Libertà, per allacciare il viale Garibaldi con via Amendola, costruita sul terreno dove sorgeva l’antica chiesetta di San Quirichino e dove transitava la vecchia strada che univa la Valdinievole alla Lucchesia; Borgo San Quirico, attigua alla precedente, e così nominata per la vicinanza all’antica chiesa; piazza Leonardo Da Vinci, sul terreno dell’ex campo sportivo. Nel 51 furono poi bitumate via Sismondi, via Papi, via San Michele, via Fiume, via San Pietro alle Fornaci e via Trento, tutte strade del nuovo quartiere a sud di Pescia.

Nel 1957, durante l’Amministrazione Straordinaria del Commissario Achille Verani, vennero appaltati i lavori, finanziati dall’I.A.C.P., per la costruzione di 12 alloggi in via Fiorentina e 15 sul viale Garibaldi con costo di 80 milioni; nel 1958-59, Sindaco Mario Valleggi, furono costruiti 4 fabbricati di case popolari in via Nieri con 30 abitazioni, costate 62 milioni, e un fabbricato a Pietrabuona con 4 abitazioni, costate 8 milioni, destinati entrambi agli abitanti delle case malsane del centro storico.

Case popolari in via Nieri

Il 12 marzo 1961 fu inaugurato il Villaggio di Ricciano con 122 alloggi realizzati dall’I.A.C.P. sul terreno/podere del Seminario Vescovile con un costo di circa 100 milioni; al Comune di Pescia costò 12 milioni per le sole opere di urbanizzazione; il villaggio fu simbolicamente consegnato dal Presidente dell’I.A.C.P. Cariglia al sindaco Mario Valleggi.

Nei primi anni ‘60 nacquero poi altre Cooperative: Santa Chiara, del Palagio, Ferrovieri, Valle dei Fiori, Torrione, San Michele: realizzarono 375 alloggi per un costo stimato di oltre 900 milioni.

Considerando anche l’edilizia privata dalla fine della guerra al 1961 furono costruiti 660 nuovi alloggi, quindi un numero molto simile alla stima effettuata alcuni decenni prima; la spesa complessiva era stata di 885 milioni per l’edilizia popolare e di 285 per quella privata.

Nel 1961 fu costruito un marciapiede in via Galeotti con copertura del gorile e asfaltatura della sede stradale; sempre in quell’anno furono istituite due nuove strade: via Europa e via Carlotta Marchionni.

Durante i mandati del Sindaco Umberto Incerpi, che amministrò dal 1961 al 1964 e dal 1964 al 1965, fu creato un nuovo quartiere a ponente del Mercato dei Fiori, in un prolungamento di via delle Cave, e fu costruita una nuova strada, l’attuale via XXVII Aprile; lo scopo era quello di favorire nuovi sviluppi edilizi ed allacciare in futuro il centro città con Collecchio, Monte a a Pescia, la Marzalla e poi Collodi. Piazza Leonardo Da Vinci, che era sempre sterrata, fu asfaltata.

Via XXVII Aprile

Nel 61-64 ci si pose ancora il problema delle “costruzioni popolari ed economiche” da assegnarsi preferibilmente a “famiglie di lavoratori abitanti in alloggi antigienici” e nel 61 fu redatto un Piano per individuare aree edificabili in via Nieri, a Ricciano, Colleviti e Collodi.