C’era una volta un viaggiatore che in una notte d’inverno incontrò una misteriosa creatura:
era molto piccola, aveva delle minuscole ali e un vestito verde gelsomino. I suoi capelli
splendevano meravigliosamente di un color viola quasi lilla e aveva la pelle candida come
quella di un bambino. Inoltre la sua voce era soave come il canto degli uccellini a primavera.
Il viaggiatore, quando la vide, rimase a bocca aperta e quasi si impaurì.
Era partito la settimana prima per scoprire nuove creature, ma non credeva di trovarne una
così affascinante.
La fata lo salutò, lui fece un balzo e si nascose dietro un albero.
Passato lo stupore, si presentarono a vicenda: la fata si chiamava Rose e l’avventuriero
Jonathan. Bastarono poche parole e qualche sorriso perché provassero una reciproca simpatia.
Decisero perciò di continuare il viaggio insieme, proseguirono per tutta la giornata senza
fermarsi fino a quando non trovarono un vecchio albergo ormai trasformato in un’accogliente
baita dove i montanari potevano rifugiarsi e rifocillarsi.
Sostarono lì per la notte e per mangiare visto che il viaggiatore aveva finito le provviste.
La mattina seguente si alzarono di buon’ora e si recarono nella stanza della colazione, dove
videro in bella mostra crostate di more e biscotti al miele di castagno appena prodotto dalle
api. Mangiarono con gusto e si rinfrescarono con un buon succo d’arancia.
Mentre stavano salendo le scale per tornare in camera e poi ripartire, incontrarono Bob. A
prima vista, sembrava un tipo amichevole: aveva i capelli rossi sbiaditi, occhi marroni scuro
come il cioccolato fondente e delle lentiggini sul viso. Vestiva molto stravagante: indossava
una camicia a righe, dei pantaloni verde prato e delle scarpe bordeaux.
Bob, vedendo l’attrezzatura di Jonathan, chiese cosa stessero facendo e dove stessero
andando.
Della fatina non si meraviglió visto che da sempre viveva lí, in un paesino di nome Afirico,
vicino alla Foresta Incantata.
Rose gli raccontó cosa stessero facendo e lui decise di continuare il viaggio con loro per fare nuove scoperte e raggiungere nuove mete.
Cammina cammina si fece notte e i tre non riuscivano a trovare un altro posto dove sostare;
per fortuna ľavventuriero aveva due sacchi a pelo: uno per sé ed un altro per eventuali
emergenze (in questo caso per Bob); la fatina dormí insieme a Jonathan.
Nella notte, diversi rumori destarono ľavventuriero che a sua volta sveglió la fata molto
bruscamente. Cercarono di capire cosa stesse succedendo e si misero in piedi, ma notarono
subito che Bob era sparito: lo cercarono ovunque ma non lo trovarono.
Ma lui non era in pericolo, si era solo nascosto dietro a un albero per far paura ai due, infatti a un certo punto essi sentirono un gran fracasso: sembrava proprio una bestia feroce. Si spaventarono e si rifugiarono dentro ai sacchi a pelo mettendosi le coperte sopra la testa; a parte per quello spavento, la notte continuó tranquilla e la mattina seguente si svegliarono alle prime luci dell’alba per ripartire e come per magia Bob era nel suo sacco a pelo che dormiva.
Si incamminarono, ma Rose si dovette fermare perchè chiamata sulla sua sfera magica da
Esmeralda, la regina delle fate: la figlia di Re Peppo, la principessa Aurora, era stata
imprigionata dallo stregone Siberius che la voleva sposare, quindi Esmeralda aveva incaricato la fatina di salvarla perché secondo lei era la piú affidabile per questa missione.
Rose chiese aiuto ai suoi nuovi amici: Jonathan accettò subito, mentre Bob si oppose e si
lamentó dicendo che li aveva seguito non per salvare principesse e per essere in pericolo ma per scoprire nuove creature e per fare scoperte interessanti.
In realtà con il pretesto di non volerli accompagnare a salvare Aurora poteva tornare a casa, prendere un fucile, andare di gran corsa al castello dove la principessa era imprigionata, liberarla da solo e sposarla come ricompensa per averle salvato la vita.
Con o senza Bob a loro non importava, sapevano solo che dovevano aiutare quella povera
fanciulla. Salutarono l’uomo e si diressero verso il castello.
Una volta arrivati, trovarono due draghi sputafuoco ma riuscirono a sconfiggerli con la
polverina incantata che aveva Rose: sentendo ľodore di quella pozione le enormi bestie si
addormentarono.
Poi si trovarono faccia a faccia con Siberius, che li stava per trasformare in rospi disgustosi
ma Jonathan con uno scatto veloce, rubò la bacchetta allo stregone, lo trasformarono in un
topo. Il gatto Birba, che viveva lì da sempre, passó e se lo mangiò.
Quando Birba ebbe finito il suo pasto, con un ruttino rigurgitò la chiave della cella. Allora i
nostri eroi salirono lungo le scale a chiocciola e arrivarono alla torre dove era tenuta
prigioniera la principessa.
La liberarono e Aurora, appena vide Jonathan se ne innamorò, lo stesso accadde per lui.
Bob arrivò solo a quel punto alla tenebrosa dimora di Siberius : poveretto, non riuscì a fare
l’eroe come avrebbe voluto. I suoi compagni di ventura lo perdonarono e si abbracciarono
sereni.
Dopo queste peripezie, la principessa e ľavventuriero si sposarono, ebbero tanti figli, di cui la fatina diventò consigliera e vissero tutti felici e contenti.