Nelle scorse settimane è venuto a mancare un personaggio tra i più illustri del mondo del calcio italiano, l’allenatore Gigi Simoni.
Un uomo con la “U” maiuscola che ha lasciato profonda traccia di sé e testimone di un’ etica calcistica difficilmente riscontrabile.
Le pagine de il Cittadino ricordano il grande allenatore, da tempo residente a Pisa, nell’intervista rilasciataci dal noto calciatore Francesco Colonnese, che lo ebbe come suo allenatore alla Cremonese, al Napoli e all’Inter.
D. Quale eredità lascia Gigi Simoni al Calcio?
R. L’ eredità di aver trasmesso un pensiero pulito. E’ stata una persona onesta, rigorosa e capace di trasmettere certi valori come sanno dare i genitori ai loro figli.
D. Secondo lei, dove si è guadagnato il titolo di “Allenatore galantuomo”?
R. Se lo è guadagnato soprattutto durante il campionato 1997/98 quando, sotto gli occhi di tutti, subì dei torti. Ma ebbe sempre una reazione composta. Contro la Juventus fu l’unica partita in cui egli perse le staffe, però con molta discrezione e grande rispetto dei ruoli. Credo che proprio in quell’anno abbia dimostrato di essere veramente “l’Allenatore galantuomo”.
D. Come si può raccontare la vita di Gigi Simoni?
R. Per raggiungere il successo Simoni ha percorso tutte le categorie calcistiche. Ha vinto in serie B, dove non è facile primeggiare, ed è poi riuscito ad arrivare in importanti squadre come Inter e Napoli e ad allenare grandi campioni come Ronaldo. Nell’Inter, nel campionato 1997/98, riuscì a portare Giuseppe Bergomi, a 35 anni, a giocare il Campionato del Mondo Francia ’98; Pagliuca vinse il premio di miglior portiere dell’anno e io giocai una delle migliori stagioni della mia carriera. Simoni è stato un allenatore che, con la sua grande umanità, riusciva a tirar fuori il meglio di ogni giocatore.
D. Può raccontarci un aneddoto che lo lega a Simoni?
R. Lo ricordo a Cremona quando mi disse queste testuali parole: “Ricordati che ti ho scelto io. Sei venuto dalla categoria Lega pro (giocavo nel Giarre) e ti ho portato qui a Cremona in una città dove il calcio conta. Ricordati che devi fare il tuo lavoro seriamente e bene”.
Insomma, lo ricordo come un padre nel momento in cui ti allontani da casa e ti fa presente di essere serio, volenteroso e preciso nel tuo compito.