“Sono contrario all’uso del MES, a prescindere dalla discussione in corso sulle condizioni di applicazione definite leggere. Il sistema è pericoloso e la Grecia purtroppo ci insegna cosa significhi la solidarietà europea. L’Europa in questa fase si è dimostrata incapace di gestire in maniera collegiale e soprattutto solidale la crisi. Protocolli sanitari e procedure differenti nazione per nazione, senza un piano comune. Un’Europa che ha mostrato il suo volto cinico, dove l’aspetto finanziario vale più di quello solidale. Il MES è lo strumento di attuazione di questa politica basata tutta sulla finanza. Non è il modello di Europa che vogliamo. Questa è l’Europa della finanza e dei burocrati, non quella dei popoli che sognavamo”.
A parer suo, quali errori si sono fatti nell’affrontare l’emergenza del Covid 19?
“Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 31 gennaio e fino ai primi di marzo non ha fatto niente per organizzare il sistema sanitario nell’affrontare una eventuale pandemia. Medici senza i necessari dispositivi di protezione individuale. Ospedali senza nessuna organizzazione o protocollo specifico anti contagio. Nessun ampliamento del numero delle sale di rianimazione, nessun acquisto di macchinari specifici per la respirazione artificiale. Nessuna specifica indicazione per le forze di polizia e sistemi di protezione, senza parlare del sistema carcerario. Insomma, come un governo che dichiara una guerra senza poi organizzare l’esercito. D’altra parte quello che era successo in Cina lo sapevano già tutti. Una tardiva e totale impreparazione”.
Le misure economiche adottate dal Governo porteranno ad un aumento del debito pubblico italiano. Naturalmente il maggior debito dovrà essere affrontato attraverso l’emissione di titoli di Stato. Quali saranno, secondo lei, le implicazioni?
“Il Governo ha messo in campo importanti risorse per 25 miliardi nel decreto Cura Italia, e si ipotizzano 55 nel decreto maggio e che poi si chiamerà “Rilancio”. 80 miliardi a mio avviso spesi male che non hanno dato per ora risultati concreti. Questo perché poco è stato fatto per le aziende che sono il vero motore dell’economia e che possono dare lavoro. Senza risorse alle aziende il sistema economico, finanziario e poi sociale si blocca con tutte le conseguenze negative che ne comporta. Il rapporto debito Pil è salito oltre il 150% e questo indebitamento bloccherà le prossime finanziarie impedendoci ogni tipo di intervento sugli investimenti, bloccando lo sviluppo della nazione e sperando, poi, di non incidere anche sul taglio di servizi. L’incapacità di questo governo nel gestire questa crisi ha di fatto ipotecato il futuro dei nostri figli. Non tutto è perduto ma occorre un cambio di passo”.
Secondo lei, i provvedimenti adottati fino ad oggi dal governo sono stati efficaci o no?
“Il governo non ha saputo gestire questa crisi. Uno degli errori è stata la confusione creata dagli innumerevoli provvedimenti, troppi e spesso contraddittori e confusi. Livelli decisionali confusi: governo, regioni e comuni dove ognuno interpretava le leggi a modo suo. Ma anche all’interno della stessa maggioranza e fra i vari ministeri le posizioni erano contraddittorie. I cittadini hanno bisogno di indicazioni chiare e precise. La confusione è stata una delle maggiori cause dell’inefficacia delle azioni governative. Senza poi contare la confusione creata dalla comunicazione di Conte. Impropria e confusa che ha scatenato momenti di forte tensione. Penso agli assalti ai supermercati e poi ai treni per fuggire dalle regioni del nord”.
Cosa si sente di dire agli italiani avvolti nella sofferenza, nel lutto e privi del loro lavoro?
“Di non abbandonare mai la speranza in un futuro migliore. Il nostro popolo ha affrontato situazioni difficili, a volte drammatiche, ma la tenacia, lo spirito di sacrificio e a volte anche la fantasia ci ha sempre portato fuori dalle difficoltà. Sicuramente tutto non sarà più come prima. Occorrerà riflettere su molte cose che alla luce di quanto è successo dovranno essere riviste. Penso al ruolo e al modello di questa Europa. Penso che dovremmo rivedere le politiche economiche in settori come la sanità, la difesa dove non possiamo più avere come riferimento il risparmio, ma l’efficienza. Penso a politiche più incentrate e premianti verso le attività produttive. Dobbiamo avere il coraggio di investire nelle grandi opere e non farsi più bloccare né dalla demagogia né da una burocrazia asfissiante. Possiamo farlo, con un grande gesto di orgoglio. E io sono orgoglioso di questa grande Italia e sono sicuro che ce la faremo”.