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Omero Nardini: “Il virus fa emergere nostre debolezze” | Intervista di Carlo Pellegrini

In questi giorni in cui ancora il coronavirus non concede tregua, abbiamo rivolto le nostre domande a Omero Nardini, ex direttore della Biblioteca Comunale di Borgo a Buggiano e autore di importanti volumi storici e di numerosi articoli e saggi.

In riferimento alla diffusione del coronavirus, come possiamo definire quello che sta accadendo e quello che accadrà in Italia, in Europa e nel mondo?
Non sono esperto e propongo una risposta da semplice cittadino. Viviamo un evento epocale, che mostra la debolezza del nostro modo di vivere, di produrre, di organizzare la politica e l’amministrazione, di relazionarsi con gli altri, con i problemi e con la natura.

A suo avviso, quali errori politici e sanitari sono stati compiuti?
Evidenti i tentennamenti dei decisori politici. Dal mondo scientifico abbiamo risposte contraddittorie (es., le valutazioni diverse proposte da Burioni e Gismondo). Il resto lo fa la gente, con comportamenti individualistici, favorevoli all’espansione del contagio.

Secondo lei, sono prevedibili e quantificabili gli esiti di questa tragedia? Perchè?
Gli esiti saranno pesanti. In termini di vite umane (terribile dire che, insomma, muoiono anziani con altre gravi patologie!) e di economia. Dovremmo ripensare il sistema sanitario (l’Italia destina alla sanità un valore del pil sempre in calo; abbiamo 3,2 posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti, sesto dato più basso dell’Ue), che si definisce universale ma è organizzato regionalmente e con grandi differenze qualitative fra nord e sud. Ma questa pandemia ci interroga quali esser umani e chiede un mutamento antropologico. L’idea di una società crudelmente competitiva, individualistica, affidata al mercato liberistico, priva di protezioni, con classi dirigenti occupate nel disciplinare la cittadinanza, non mi sembra un buon viatico. Ma di questi temi di fondo siamo consapevoli?