Home ALESSANDRO BIRINDELLI Il fiume Pescia di Pescia 1 | Alessandro Birindelli

Il fiume Pescia di Pescia 1 | Alessandro Birindelli

Lo scopo di questo articolo e di quelli che seguiranno è conoscere meglio il nostro fiume, le sue sorgenti, i suoi affluenti e le valli che lo ospitano; perché la storia della nostra città è intimamente legata al torrente che l’attraversa e che ne ha condizionato la configurazione urbanistica e lo sviluppo economico.

Valle del fiume Pescia– vie di collegamento col Nord Italia – Valleriana, Val di Torbola e Val di Forfora

Il Comune di Pescia si estende su un territorio di 79 Km quadrati di cui 47 in montagna, 21 in collina e 11 in pianura; nel 2017 aveva 19584 abitanti, in lieve riduzione rispetto al 2014 quando erano 19740; l’attuale densità abitativa è di 247 abitanti/Kmq.

La valle in cui scorre il fiume Pescia di Pescia, o Pescia Maggiore per distinguerlo dal Pescia di Collodi o Pescia Minore, è delimitata: a nord, in direzione ovest-est, dal Monte Foggetta (1123 metri di altezza), dal M. Lischeta (1077 m), dal M. Granaio (1043 m), dal Passo di Croce a Veglia (910 m) e dal M. Bastia (1107 m); questi rilievi la separano dalla Valle del torrente Lima, situata più a nord e compresa nel bacino del fiume Serchio. Ad ovest invece, in direzione nord- sud, è demarcata dal Monte Battifolle (1109 m), dal M. Mitola (976 m), dalla località Madonna del Tamburino (741 m), dal M. Telegrafo (705 m), dal Colle Terminetto (501 m), dal M. Verruca (546 m) e dalle colline delle Marzalla; queste alture la separano dalla valle del fiume Pescia di Collodi. Ad est la delimitano, da nord a sud, i rilievi di Crespole, Calamecca e La Serra, le località Femminamorta, Panicagliora e Casa Nuova del Goraiolo, il Poggio Tregiaie nei pressi di Macchino, il Poggio di Sorico, il Poggio di Speri e Uzzano-Sant’Allucio; questi la separano dalle valli dei torrenti Cessana e Borra. A sud la valle si apre nella pianura del Padule di Fucecchio.

L’alta valle del fiume, situata a nord della città, è detta Svizzera Pesciatina o Valleriana ed è suddivisa in due valli più piccole e parallele, la Val di Torbola e la Val di Forfora; esse sono separate da alcune sommità che, procedendo da nord a sud, sono: il Monte Perdoni (887 m, sui cui declivi è arroccato Pontito), il M. Lignana o Mazzalucchio (863 m), il M. Petritulo (415 m, dove sorge Sorana), il M. La Croce (360 m, a ridosso di Aramo) e il M. Trassero (320 m, situato poco oltre la località San Giovanni di Pietrabuona).

Nella valle troviamo prevalentemente boschi di castagno, da taglio periodico più che da frutto, e sono presenti il pino e l’abete. Al di sopra degli 800 metri, a Croce a Veglia, sulle Pracchie e sul M. Granaio si trovano anche il faggio, il carpino nero, l’acero, la quercia, il nocciolo ed ampie aree per il pascolo; intorno alle frazioni montane il terreno è terrazzato e coltivato; lungo i torrenti rinveniamo talora il salice. E’ facile scorgere cinghiali, caprioli, daini e cervi; di recente è apparso anche il lupo; nei torrenti troviamo trota fario, varione, scazzone, gamberi di fiume e il rospo Ululone appenninico o Bombina Pachycus. La roccia è costituita da pietra arenaria macigno, in edilizia detta pietra serena.

In passato la zona dell’Alta Valleriana, situata a settentrione di Pontito, è stata la via di collegamento col Nord Italia; già dall’epoca romana uomini e merci, provenienti dalla Cassia Minor (che univa Firenze a Lucca e poi al porto di Luni), andavano verso nord seguendo parallelamente il fiume Pescia: lungo la sua riva destra l’antico percorso, forse di epoca etrusca, denominato “Via Pubblica”, si portava a Pietrabuona, quindi Aramo, San Quirico, Pieve di Castelvecchio, Stiappa e Pontito, poi Passo di Croce a Veglia, Lucchio, Passo della Lima e finalmente nella pianura padana; invece lungo la riva sinistra del fiume Pescia correva la “Via Bolognese”, del X-XI secolo: proveniente da Sant’Allucio, giungeva a Vellano,  Serra Pistoiese e Margine di Momigno, quindi attraverso il Passo di Porretta giungeva a Bologna; su queste vie parallele al fiume Pescia perveniva spesso anche chi percorreva la Via Francigena, per cui oltrepassava l’area del Padule di Fucecchio e procedeva dalle Cerbaie, San Miniato o Altopascio verso Lucca; vi transitava inoltre anche chi, dalla metà del ‘500, aveva affrontato la navigazione sulle idrovie dell’Arno e dei canali artificiali ad esso collegati e approdava al porto di Altopascio.

La Val di Torbola si trova sulla sinistra del ponte di San Giovanni di Pietrabuona ed è percorsa dall’omonima strada asfaltata che conduce al Castello di Pietrabuona o Bicciuccolo, a Medicina, a Mulin Galluzzi, a Fibbialla, a Aramo, a San Quirico, a Castelvecchio, a Stiappa e a Pontito; nella Val di Torbola scorre il rio Torbola di Fibbialla, che nasce dai poggi di Fibbialla, Medicina e Aramo e sfocia nel Pescia di Pescia in corrispondenza del suddetto ponte San Giovanni. Il rio, le cui acque risultano da sempre “molto torbide”, da cui il nome, si distingue dal rio Torbole di San Quirico e dal fosso della Torbola: il primo nasce sul versante opposto della sella della Croce d’Aramo per sfociare poi nel Pescia di Pontito; il secondo nasce invece dal M. Bastia e sfocia anch’esso nel Pescia di Pontito.  La Val di Torbola è delimitata a est dal Colle Folavento, dal Monte Trassero e dal Colle La Magia; a ovest dal Monte La Croce e dai colli di Fibbialla e Medicina.

La Val di Forfora inizia al bivio oltrepassato il ponte di Gemolano ed è percorsa dalla strada SP 34; è delimitata a est dal rilievo della Serra Pistoiese (811 m) e dal M. Paretaio (820 m) di Vellano; a ovest dal Monte Lignana e dal M. Perdoni; la valle prende il nome dalla Pieve di Furfalo detta Pievaccia, i cui ruderi si incontrano tra i castagneti lungo il sentiero che va da Panicagliora a Serra Pistoiese, nelle immediate adiacenze del rio Pesciolle; la chiesa nel medioevo aveva il dominio sulla valle.

La Val di Forfora si distingue in Alta Val di Forfora e in Val di Forfora Pesciatina. L’Alta Val di Forfora corrisponde al bacino idrografico del torrente Pescia di Calamecca che, dopo Ponte a Coscia, diventa Pescia di Vellano; essa è situata nei comuni di S. Marcello-Piteglio e Marliana e comprende Serra Pistoiese, Lanciole, Crespole, Casa di Monte e Calamecca; essi possiedono storie e caratteristiche molto simili a quelle dei borghi della Valleriana per cui l’Alta Val di Forfora ne può essere di fatto considerata la naturale prosecuzione; possiede i resti di numerosi opifici tra cui il più caratteristico è il Mulino del Rosso ubicato a Ponte a Coscia. L’Alta Val di Forfora termina a Ponte di Sorana. La Val di Forfora Pesciatina invece inizia al ponte di Gemolano e termina a Ponte di Sorana passando per Calamari, anche detto Ponte a Macchini; in questa valle si trovano numerose antiche cartiere oramai in rovina (Inferno, S. Caterina, Sant’Ilario, Magnani) e resti di mulini e frantoi. Nella Val di Forfora Pesciatina scorre il Pescia Maggiore dopo la confluenza dei due rami a Ponte di Sorana.

Le strade sterrate in Val di Torbola e in Val di Forfora furono pensate nel 1908, iniziate nel 1931 e terminate nel 1936; la strada rotabile Pietrabuona-Medicina è del 1951 mentre quella per Fibbialla è del 1952; la prima via comunale da Pietrabuona a Pontito e quindi a Lanciole fu completata nell’agosto 1974; la strada Mammianese, un tempo strada Granducale, fu terminata nel 1874 ottenendo che passasse per Vellano e giungesse al Passo dell’Abetone.

La Val di Torbola e la Val di Forfora sono oggi collegate da due strade: la prima conduce da Lanciole a Pontito attraversando il Passo Serrine, sella tra il M. Bastia e il M. Perdoni; la seconda, più a valle, collega Ponte di Sorana a Ponte di Castelvecchio.

Bibliografia:

– Dalla Valleriana alla Svizzera Pesciatina, Regione Toscana, Pacini Editore, 2012

– Valleriana e Alta Val di Forfora di P. Biagini, La Tipografica Pesciatina 2007

– Workshop ISUF Italia 2008, Il castello di Aramo: proposte per un nuovo utilizzo a cura di D. Troiano e M. Zucconi

– Piano Strutturale Comune di Pescia, Aspetti Ambientali, Rapporto Ambientale, 2006, Menetti-Grazzini-Damiani-Borracchini-Pedonese

– il progetto nel contesto storicizzato – A. Merlo, G. Lavoratti 2009

– Lanciole si racconta di Antonella Arrigoni