Home Varie da Pescia ITALO PIEROTTI Il coronavirusse. Dialogo semiserio al supermercato | Italo Pierotti

Il coronavirusse. Dialogo semiserio al supermercato | Italo Pierotti

Dice l’anziana all’amica che, più malridotta di lei, trascina il cestello verso la cassa:

“Ma che ci fai in mezzo a tutta questa gente, dovevi sta a casa te che sei cagionevole, un lo sai che è pericoloso? Potresti chiappà il virus con la corona.

-Con sta confusione un t’avevo visto, ma che sarebbe sto virusse?

-Ma un l’ascolti la TV? Un dico i giornali perché un li legge nessuno, ma i tiggì? Tutto il giorno senti solo parlà del virus cinese.

-Ah, io un mi occupo di politica, guardo solo la Defilippi e biutiful, ma ora sto in pensiero e mi devi spiegà.

-Ma come, un ci posso crede, tra un po’ un si potrà più uscì di casa e te mi chiedi che è. Roba da matti. Al virus gli hanno messo la corona perché dice che è il più potente di tutti, è il re e viene dall’oriente.

-Ah, ho ‘nteso, è come i re magi.

-Si i re magi, ma questo non porta oro, incenso e mirra, porta l’influenza.

-E fai tanto casino per l’influenza? Io ho preso il vaccino, anche se, per dire il vero, lo presi anche l’anno passato e l’influenza mi venne lo stesso.

-Mi sembra di parlà con una che è scesa con la torba, quest’influenza viene dalla Cina, s’attacca con nulla, basta toccà cinese e la pigli e un c’è cura, si more.

-Oh mammamia allora bisogna sta attenti a cinesi, anche alla su roba?

-A tutto.

-Ora m’hai messo paura, proprio ieri la mi figliola, Luisa, quella brava, m’ha comprato la televisione nova, quella vecchia un’andava più e m’ha detto: questa è cinese, costa poco ma funziona benissimo. Ora un mi fido più a toccalla, meno male che c’è il telecomando. Da una parte però son contenta perché, almeno quando vengono a trovammi le mi figliole la smetteranno di spippolà sempre col telefonino in mano, o un vengono anche quelli tutti dalla Cina?

Un la piglià sottogamba, anche il governo è preoccupato, son tutti in allarme, han bloccato gli aeroplani che vengon dalla Cina e si dice che vogliono provà la febbre a tutti e chi ce l’ha lo mettono in quarantena.

Oh gesummaria son rovinata, tutte le sere mi monta a trentasette e due, trentasette e tre, ma da una parte un po’ di quarantena la farei volentieri, così a quello sfaticato del mì marito ni toccherebbe fa qualcosa e la farebbe finita di sta sempre a brontolà. Certo se s’è preoccupato anche il governo che di solito un fa nulla, un c’è da sta tranquilli.

-S’è preoccupato e di molto, pensa che hanno mandato apposta un aeroplano e un ministro a ripiglià in Cina un ragazzo che aveva avuto la febbre, ma un’era nulla.

– Mammamia quanti soldi per un po’ di febbre di uno solo, ma un poteva tornà da sé? N’arriva tanti da tutte le parti e un li controlla nessuno, voi vedé che per esse infetti bisogna avé gli occhi a mandorla. Pensa un pò, con tutti quei soldi che hanno speso con la mia pensioncina ci campavo dell’anni, ma di quella il governo un si preoccupa mai.

-Te un mi voi piglià sul serio, ma in Cina un’ischerzano, il partito comunista, che poi è quello che comanda, in un colpo solo ha fatto fori tutti i capi della zona e ha detto che chi fa il furbo e rimpiatta d’avé la febbre, risparmiano la fatica al virus e l’ammazzano subito loro.

Ci vorrebbe anche in Italia una legge così, ma alla rovescia, per tutti quelli che fanno finta d’esse malati per un andà a lavorà. Ma dimmi un po’ te che sai tutto, quanti n’è morti in Cina per questo virusse?

-Ho sentito il tiggi parlà di millecinquecento morti, per ora.

-Poveracci, come mi dispiace. Ma ho sentito dì che in Cina son quasi un miliardo e mezzo, forse son di più quelli che muoiono perché cascano dalle scale di casa. E da noi quanti n’è morti?

-Un fa la spiritosa, da noi un è morto nessuno, ma un vorrei esse io la prima.

-Lo sai che io un’ho studiato ma un ci sto a capì più nulla. Da quel che dici sembra che se qui, nel mezzo a tutta questa gente, ci fosse un cinese siamo tutti a rischio di morì ammazzati dal virusse, poi mi dici che un s’è ancora ammalato nessuno. Mi metti paura perché il governo, che ci vole tanto bene, si preoccupa e fa di tutto perché un si moia per l’influenza che nessuno piglia. Un avrò studiato ma un sono scema, ci si rintana per una cosa che un c’è e un si fa nulla per fermà la strage di quelli che restano tutti i giorni morti stecchiti sulle strade, specie i ragazzi. Monti in macchina e arriva un matto briao che ti sfracassa, attraversi sulle strisce e uno che invece che la strada guarda il telefonino ti stende come un birillo, dormi tranquilla nel tu letto e un camion ti sfonda il muro di casa e te lo ritrovi in camera. Quelli del governo che si preoccupano tanto, un fanno nulla, anzi, dice che è normale fassi le canne o andà in giro con la droga in tasca. Lo vedo co’ mi nepoti, coi calzoni tutti strappati, dice ch’è di moda, ma se li vedesse mi mà, ch’era una rammendatrice di prim’ordine, si rigirerebbe nella tomba. Quando ci metteva le mani lei, rammendava così bene che lo strappo un si vedeva più, perché esse poveri era normale ma andà in giro strappati era vergogna, ora pagano un mucchio di soldi per comprà i calzoni con lo strappo, vogliono insultà anche la miseria. Io li vedo i mi nepoti, co’ su amici, ce n’è uno tutto tattuato che sembra un rotolo di carta igienica, fumano quella robbaccia che puzza e se li guardi han du occhi che sembrano vitelli rimbiscariti e montano sul motore o in macchina e vanno come matti. Vanno anche a ballà, come si faceva noi, ma ci vanno all’una di notte quando noi si tornava e rientrano a casa, briai come tegoli, alle sei, si vede che noi s’era più scemi, difatti per la strada un moriva nessuno. L’altro giorno dalla parrucchiera su una rivista stava scritto che in due mesi, nel solo sabato sera, son morti cinquanta ragazzi, tra i quindici e i diciannove anni e rimasti feriti cento sessantasei, altro che virus incoronato. Ora ti devo lascià perché faccio tardi, grazie per le informazioni e riguardati.